L’Opec+, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ha raggiunto un accordo per un aumento della produzione di greggio di 648 mila barili al giorno per i mesi di luglio e agosto, riporta Bloomberg. Si tratta di un incremento vicino al 50 per cento. Da mesi gli Stati Uniti e il Joint Ministerial Monitoring Committee britannico chiedono di aumentare la produzione. Oggi, 2 giugno, l’Arabia Saudita, uno dei Paesi membri dell’organizzazione, aveva fatto sapere di essere pronta a incrementare la produzione nel caso in cui quella della Russia dovesse calare in risposta all’embargo contenuto nel sesto pacchetto di sanzioni recentemente approvato dall’Unione Europea. La decisione dell’Arabia Saudita segna un cambio di passo rispetto alla posizione precedente del Paese, che finora si era opposto a possibili aumenti della produzione. I soli altri due Paesi che potrebbero aumentare le estrazioni con così poco preavviso sono gli Emirati Arabi Uniti e l’Iraq, scrive Bloomberg, mentre la maggior parte degli altri membri sta faticando a mantenere l’impegno – preso a inizio del mese di maggio – di aumentare la produzione di 432 mila barili al giorno.
Il calo dei prezzi
La quantità di petrolio immessa sul mercato dall’Opec si è ridotta significativamente dall’inizio della guerra in Ucraina, e il costo della materia prima è salito. Aumentando l’offerta del bene, i prezzi calerebbero. Stamattina, alla sola notizia di un nuovo incontro dei Paesi Opec+, il prezzo del barile brent ha subito un ribasso del 2,5 per cento, attestandosi a 113,4 dollari americani.
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