Dopo il caricatore unico, l’Ue contro l’obsolescenza programmata: «Basta smartphone che durano massimo 3 anni»

Per il prossimo autunno, Bruxelles punta a una nuova battaglia contro i colossi della tecnologia e la famigerata «obsolescenza programmata»

Il giorno stesso dell’intesa sul caricabatterie universale, dal Bruxelles comincia una nuova campagna contro le Big Tech. Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno, ha annunciato durante una conferenza stampa al Parlamento Ue che c’è già un altro obiettivo all’orizzonte: «Stiamo lavorando all’eco-design per prevenire l’obsolescenza programmata di smartphone e tablet. Alcune aziende vorrebbero che cambiassimo il nostro smartphone ogni tre anni, li capiamo, ma non è il punto di vista dei consumatori e nemmeno il nostro, in termini di prendersi cura ora dell’ambiente». Nello specifico le misure dovrebbero includere diversi punti: «L’affidabilità, la facilità di smontaggio, incentivi alla riparazione, l’accesso a pezzi di ricambio critici e l’aumento del riciclo». L’obiettivo quindi è garantire che il consumatore abbia in tasca un dispositivo che duri più di tre anni e che sia riparabile.


La risposta alla Apple

Poco prima, Thierry Breton aveva lanciato un attacco ad Apple, l’azienda che più di tutte dovrà investire per adeguare tutte le sue prese al nuovo standard. L’azienda di Cupertino infatti utilizza uno standard specifico per i suoi smartphone, la presa Lightning. Berton ha spiegato: «La regola vale per tutti, non è fatta contro nessuno. Non costringiamo nessuno a entrare nel mercato interno, ma ci sono delle regole che si applicano a tutti. Inizieremo ad applicare le regole tra 24 mesi, lasciamo alle società due anni, sono più che sufficienti, ma le incoraggiamo ad adeguarsi prima. A buon intenditore poche parole».


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