Caso Shalabayeva, non fu sequestro di persona: assolti tutti i poliziotti e i dirigenti della questura di Roma

La Corte d’appello di Perugia ha ribaltato la sentenza di primo grado che aveva condannato tutti gli imputati, tra cui gli ex capi della squadra mobile di Roma e dell’ufficio immigrazione

Sono stati tutti assolti gli imputati accusati di sequestro di persona per le presunte irregolarità sul rimpatrio di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa verso il Kazakhstan nel 2013 insieme alla figlia Alua e poi entrambe tornate in Italia. La Corte d’appello di Perugia ha assolto con formula piena «perché il fatto non sussiste» tra gli altri gli ex capi della squadra mobile e dell’ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese e Maurizio Importa, imputati per sequestro di persona. Il 14 ottobre 2020 in primo grado, Cortese, Improta, Stampacchia, Armeni erano stati condannati a cinque anni di reclusione e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici. Gli altri poliziotti a tre anni e mezzo, mentre Vincenzo Tramma a quattro anni. Due anni e sei mesi alla giudice di pace Stefania Lavore, condannata per falso ideologico. La Corte d’appello ha confermato per lei l’assoluzione per il sequestro di persona, confermando la sentenza di primo grado. Per gli altri imputati, l’assoluzione ha riguardato tutti i reati per i quali erano stati condannati in primo grado.


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