«Essendo stato il primo in Italia, ci ho messo 20 mesi. Mi auguro che le prossime persone che ripercorrono la mia strada ci mettano molto meno tempo». Federico Carboni, conosciuto con lo pseudonimo di “Mario”, ha lasciato un videomessaggio registrato prima di spegnersi ieri 16 giugno dopo l’iniezione letale prevista dal suicidio assistito. «Perché 20 mesi, per chi sta male e soffre, sono veramente, veramente lunghi». Il video è stato consegnato a Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, ente che si è battuto per difendere il suo diritto alla morte. Quarantaquattro anni, Federico viveva a Senigallia, in provincia di Ancona: aveva ottenuto il via libera per l’iniezione dopo essere rimasto per quasi 12 anni paralizzato su un letto a seguito di un incidente stradale, che lo aveva reso tetraplegico. È stato il primo italiano ad aver ottenuto l’accesso a questa pratica, resa legale dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani (Dj Fabo), risalente al 25 settembre del 2019. Federico aveva fatto richiesta per il suicidio assistito nell’agosto del 2020, ma la ASL delle Marche aveva respinto la richiesta. Federico aveva così presentato un’istanza al Tribunale di Ancona (che aveva inizialmente sostenuto la posizione della Asl), riuscendo a ottenere il ribaltamento della decisione e l’accesso alla pratica medica.
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