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Il piano di Di Maio per il 2023: «No a un partito personale: dialogo con Sala e pezzi di centrodestra»

21 Giugno 2022 - 18:36 Maria Pia Mazza
L'obiettivo sarebbe quello di creare un "grande centro", in grado di far confluire forze di sinistra, così come deputati e senatori dei gruppi di centrodestra, ma anche amministratori locali e liste civiche

Non un partito personale, ma uno strappo in vista delle elezioni del 2023, con l’obiettivo di portare avanti l’agenda Draghi. La rottura del ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il M5s, e la creazione del gruppo parlamentare Insieme per il futuro, mirerebbe alla nascita di un “grande centro” in grado di far confluire forze di sinistra, così come deputati e senatori dei gruppi di centrodestra. Secondo quanto riferito da parlamentari vicini al ministro degli Esteri si conta di poter coinvolgere almeno 45 parlamentari. La rottura del ministro degli Esteri guarderebbe dunque al 2023 e punterebbe alla formazione di una forza più radicata dai territori, in cui confluirebbero non solo senatori e deputati, ma anche liste civiche e amministratori locali. Tra questi anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, considerato tra i possibili interlocutori di questa nuova forza centrista, assieme al sindaco di Genova Marco Bucci, ma anche all’ex candidato alla guida del comune di Torino Paolo Damilano – dopo la rottura con la Lega di Matteo Salvini -, e l’ex pentastellato sindaco di Parma Pizzarotti, oltre che diversi altri amministratori locali.

Di fatto, al momento, la rottura non è però avvenuta, ma lo strappo tra i “dimaiani” e gli altri eletti del M5s potrebbe concretizzarsi nelle prossime ore. «I valori fondanti del M5s restano e ce li portiamo con noi», assicurano fonti vicine a Di Maio. Ma la querelle con l’ex premier Giuseppe Conte, così come con l’intero M5s, non si è ancora esaurita. In una bolla di reciproci sospetti, infatti, secondo i fedelissimi di Di Maio, anche l’ex premier starebbe “tramando” qualcosa, dati i ripetuti attacchi del presidente del M5s contro il governo. «Sta lavorando a un appoggio esterno», è il sospetto che aleggia tra i vicinissimi al titolare della Farnesina.

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