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Ilaria Capua e il gatto che ha trasmesso la Covid-19 a una veterinaria: «Vi spiego perché non c’è da preoccuparsi»

01 Luglio 2022 - 07:33 Redazione
ilaria capua
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La scienziata: si tratta di un macrociclo di circolazione virale. Gli animali contagiati dal Coronavirus

Un gruppo di scienziati thailandesi ha pubblicato su Emerging Infectious Diseases (portale del Cdc, Centro di controllo e prevenzione) uno studio che dimostra il passaggio di Sars-CoV-2 da un gatto a una persona, ovvero la sua veterinaria. Secondo il professor Roberto Burioni si tratta di una novità molto importante perché «se l’osservazione viene confermata possiamo definitivamente dimenticarci di eradicare questo virus con l’immunità di gregge, anche con nuovi potentissimi vaccini. Con serbatoi animali non è possibile anche solo ipotizzarlo». In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera la scienziata Ilaria Capua spiega che non si tratta di uno spillover, ovvero del passaggio di un virus da una specie a un’altra. I rischi invece nascono quando un virus diventa endemico in altre specie animali e può mutare, per poi tornare all’uomo.

Un macrociclo di circolazione virale

«Non vi preoccupate: è altamente improbabile che vi prendiate il Covid-19 dal gatto di casa», esordisce Capua. «Non solo perché è un’evenienza molto rara, ma perché è stato un caso di reverse spillover: il gatto ha preso il virus dall’homo sapiens e lo ha ritrasmesso con uno starnuto. Che i gatti potessero infettarsi lo sapevamo perché anche i grossi felini, sia tigri che leoni, hanno preso il virus. Chiaro che se un felino si infetta e vi è intensa replicazione virale in corso ti puoi prendere l’infezione, soprattutto se dorme sul tuo cuscino». Il Coronavirus, aggiunge, infetta anche 50 specie animali. Ma nella stragrande maggioranza dei casi diventa autolimitante. Ovvero si estingue senza grosse conseguenze per gli animali ed evitando il contagio.

Capua definisce quello attuale come un macrociclo di circolazione virale: «Dobbiamo aspettarci che gli animali si infettino e dobbiamo stare attenti perché il problema è che se il virus si endemizza in una popolazione di animali, a quel punto si potrebbero selezionare virus antigenicamente diversi. Come potrebbero tornare indietro? Non lo sappiamo, ma potrebbero anche essere più aggressivi». E fa un esempio sul vaiolo delle scimmie: «può succedere che se ti metti il cerotto sulle lesioni, e poi lo getti nella spazzatura e questo entra in contatto con un roditore ecco che anche il vaiolo delle scimmie si può endemizzare nei roditori europei. Negli Usa stanno rispondendo all’emergenza rendendo disponibile un vaccino a chi ne faccia richiesta».

Gli animali contagiati dal Coronavirus

«È accertato che i cani lo hanno preso, come anche gli ippopotami e i criceti», continua la scienziata. «Ma non ci sono evidenze di un ritorno del Covid-19 all’essere umano. Preoccupa invece che cervi con il virus sono stati trovati in oltre venti Stati americani. E almeno in un caso è stato accertato il successivo passaggio dal cervo all’uomo. D’altra parte ricordiamo che una delle teorie sulla variante Omicron era che fosse emersa in Sudafrica dopo essere circolata tra gli animali. Anche se non è mai stato confermato».

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