I fratelli Bianchi il giorno dopo la condanna all’ergastolo: «Speravano in una pena più mite, Gabriele non potrà veder crescere il figlio»

Dopo la lettura del dispositivo le urla dei due mentre venivano portati via dalla polizia

Nella villa dove abita la famiglia Bianchi in contrada Colubro ad Artena al citofono non risponde nessuno. Dopo la condanna all’ergastolo comminata a Marco e Gabriele per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte soltanto un cane, un molosso che ringhia, si presenta al cancello. Mentre Alessandro, il terzo fratello, ieri ha tenuto chiuso il suo Nai Bistrot. E al telefono, come racconta oggi il Messaggero, non ha voglia di parlare: «È una giornalista? Non ho niente da dire, buona serata». Il quotidiano racconta che i due speravano in una condanna più mite. Gabriele lo aveva confidato alle persone più care: «Ci ha detto che voleva vedere crescere il figlio, ora non sarà così».


Si tratta del bambino che la compagna, all’epoca dei fatti incinta, ha nel frattempo partorito. Dopo la lettura del dispositivo l’aula, gremita di amici di Willy tutti con indosso una maglietta a lui dedicata, è esplosa in un applauso fragoroso e in molti hanno pianto. Dal gabbiotto dei detenuti i fratelli Bianchi, che non hanno battuto ciglio alla parola ‘ergastolo‘ e che poco prima si erano abbracciati, hanno cominciato ad inveire, urla scomposte, mentre venivano portati via dagli agenti della penitenziaria.


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