Istat, dal 2005 quadruplicati i poveri tra i giovani. Un milione di persone «salvate» dai sussidi – Il rapporto

Il rapporto sottolinea anche che circa 1 milione di lavoratori del settore privato guadagna meno di 8,41 euro l’ora, per un totale di meno di 12 mila euro l’anno

Le persone che vivono in condizioni di povertà assoluta sono tre volte di più oggi, rispetto al 2005: sono passate da 1,9 milioni 17 anni fa, a 5,6 milioni nel 2021. Secondo il Rapporto annuale dell’Istat diffuso oggi 8 luglio, si tratta in termini relativi del 9,4% della popolazione italiana. La situazione è ancor più nera per i giovani tra i 18 e i 34 anni, gruppo demografico nel quale l’incidenza della povertà è addirittura quadruplicata, dal 3,1% del 2005 all’11,1% di un anno fa. In termini assoluti si parla di 1,1 milioni di persone. Il dato si riflette nel numero di famiglie in povertà assoluta, che arrivano a 1,96 milioni (il 7,5% del totale), rispetto agli 1,9 milioni del 2005. La variazione nei minori si estende dal 3,9% al 14,2% nel periodo di riferimento. Gli anziani nelle stesse condizioni sono, invece, 734 mila, il 5,3%. Il rapporto sottolinea anche che circa 1 milione di lavoratori del settore privato guadagna meno di 8,41 euro l’ora, per un totale di meno di 12 mila euro l’anno.


Un milione di poveri in meno grazie ai sussidi

Nel complesso, il fenomeno tocca ora il 2,5% di individui in più rispetto al 2019, mettendo in evidenza le difficoltà emerse dall’insorgenza del Covid-19. Secondo il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, nonostante «l’acuirsi di diverse forme di disuguaglianza che purtroppo rappresentano una pesante eredità del passato biennio» la recessione socio-economica del periodo pandemico è comunque stata oggetto di misure «puntuali e mirate» da parte del governo. Nello specifico, dal rapporto su apprende che sussidi quali il Reddito di Emergenza, il Reddito di Inclusione, e in maggior misura il Reddito di Cittadinanza sono stati fondamentali per ridurre l’incidenza della povertà. Nel documento si legge:


In assenza di sussidi, l’incidenza di povertà assoluta a livello individuale sarebbe stata dell’11,1 per cento (anziché del 9,4 per cento) e avrebbe coinvolto 6 milioni 600 mila persone, anziché 5 milioni 600 mila». Una differenza di 1 milione di individui. Blangiardo ha anche evidenziato che ai problemi della pandemia si sono sommati «il prolungarsi della guerra, la crescente inflazione [che a giugno ha toccato l’8%, ndr] e gli effetti dei cambiamenti climatici.

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