Bibione, crescono i sospetti sui piromani dietro il maxi-incendio: trovata una tanica nel bosco – Il video

La polizia locale con i vigili del fuoco mantiene aperte ancora diverse ipotesi, ma quella dolosa pare prendere corpo dopo gli ultimi ritrovamenti nella zona colpita dalle fiamme

C’è anche l’ipotesi dell’incendio doloso dietro il maxi-rogo scoppiato lo scorso 15 luglio a Bibione, nel Veneziano, dove era andata a fuoco la pineta lungo la spiaggia. L’incendio è stato domato solo dopo diverse ore di lavoro da parte dei Vigili del fuoco, che nel corso delle perlustrazioni hanno trovato una tanica di metallo deformata dal calore, riporta il Gazzettino. Un atto intenzionale, quindi, è tra le possibilità considerate dalla Polizia Locale che sta indagando sulla dinamica degli eventi. Rimane sul tavolo anche una possibile causa colposa, come ad esempio un mozzicone di sigaretta lasciato cadere in maniera sconsiderata nel punto sbagliato.


Il presidio fluviale: «Bisogna istituire un’area protetta»

Il rogo, che era partito dalle sterpaglie in un campo agricolo si era rapidamente esteso alla zona boschiva nei pressi del faro della località balneare, è stato domato prima che potesse raggiungere le abitazioni e non sono stati registrati feriti o intossicati. Le fiamme hanno però danneggiato l’imbarcadero dove approdano i traghetti che attraversando la foce del fiume Tagliamento fanno la spola tra Bibione e la confinante Lignano, in Friuli Venezia Giulia. Le fiamme hanno divorato circa 40 ettari di vegetazione. L’associazione Foce del Tagliamento Odv ha chiesto che l’area interessata venga identificata come un presidio protetto proprio per evitare altri disastri di natura umana: «È necessario quanto prima procedere con la creazione di una riserva a protezione tanto della pineta del Faro, la Riviera Nord e tutte le altre aree verdi della foce» ha fatto sapere Giosuè Cuccurullo, presidente dell’organizzazione.


Il rogo

Nonostante non abbia causato danni, l’incendio aveva destato forte preoccupazione, a causa del denso fumo e della fuliggine che si erano diffusi nell’aria, tanto da costringere molti commercianti a chiudere le loro attività in attesa delle rilevazioni sulla qualità dell’aria. La colonna di fumo sollevatasi dal rogo era visibile persino dal capoluogo giuliano Trieste.

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