Scoperta la causa principale della sclerosi multipla? Potrebbe essere il virus della mononucleosi – Lo studio

L’infezione da EBV potrebbe essere alla base della malattia, ma esistono anche altri potenziali fattori

Il primo articolo che suggerisce un collegamento tra l’Epstein-Barr virus (EBV), che causa la mononucleosi, e la sclerosi multipla (SM) è apparso a gennaio su Science. Lo scorso 16 luglio è stato pubblicato su Signal Transduction and Targeted Therapy (rivista satellite di Nature) un commentary molto positivo dell’articolo, ma non senza evidenziarne i limiti. Contrarre il virus della mononucleosi non significa necessariamente sviluppare la SM, non di meno conoscendo il patogeno è possibile sviluppare un vaccino per prevenirla. La casa farmaceutica Moderna ne ha portato uno a mRNA nella prima fase di sperimentazione nel maggio scorso. Restano ancora diversi problemi. Infatti l’origine della SM è ancora dibattuta, ed è probabile che possano concorrere diversi fattori. Da un lato si studia la predisposizione genetica alla malattia; dall’altro abbiamo fattori ambientali, come la carenza di vitamina D, il fumo di sigaretta, il tipo di dieta e varie infezioni virali. Tutti fattori associati sui quali non vi è certezza.


Il collegamento con l’Epstein-Barr virus

Tra tutti i potenziali fattori di rischio la ricerca si sta concentrando parecchio sull’infezione virale. La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, di cui non esiste né una cura né una causa certa; pertanto l’idea che possa essere debellata puntando a un target virale mediante farmaci e vaccini appositi è affascinante. Il virus EBV fa parte della famiglia degli herpesvirus, che colpiscono il 95% degli individui nel mondo, ragione per cui sono necessari altri fattori che predispongano a sviluppare la malattia. Gli autori dello studio osservano che vi è un rischio elevato di sclerosi multipla dopo un’infezione da EBV. Abbiamo visto infatti alte concentrazioni di anticorpi specifici prima dell’insorgenza della malattia.


Un rischio significativamente elevato di SM dopo l’infezione da EBV rispetto ai soggetti sieronegativi per EBV supporta un legame tra l’infezione da EBV e la SM. Inoltre – continuano i ricercatori -, gli anticorpi anti-EBNA sono elevati nel sangue dei pazienti con SM, che possono essere rilevati anni prima dell’insorgenza della SM.

Il futuro delle terapie anti SM e della prevenzione

I meccanismi immunitari coinvolti nelle varie fasi di decorso della sclerosi multipla erano già noti, tant’è vero che oggi si somministra ai pazienti l’anticorpo monoclonale anti-CD20, considerato uno dei trattamenti più efficaci, ma la capacità che i linfociti si diffondano lungo tutto il sistema nervoso centrale resta limitata, soprattutto per via della barriera ematoencefalica. Ecco perché una terapia mirata contro EBV potrebbe essere decisiva. Saranno necessari nuovi studi che confermino questi risultati. Resta il fatto che a oggi nei soggetti negativi a EBV si osserva uno scarso rischio di sviluppare la sclerosi multipla. Ma la natura multifattoriale di questa malattia ci obbliga alla prudenza.

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