Conte tenta il disgelo con Di Battista, la telefonata per candidarlo. E spunta la grana Raggi sulle regole per le liste

Tornano a crescere le tensioni interne al Movimento, con l’ex sindaca di Roma fortemente contraria alla possibilità di candidate in un seggio chi non è residente. Un principio rimesso in discussione dallo stesso Conte

Dopo la caduta del governo Draghi, in vista delle elezioni del 25 settembre, nel M5s il ritorno di Alessandro Di Battista sembra farsi sempre più imminente. Il leader del MoVimento, Giuseppe Conte, ieri pomeriggio avrebbe avuto una telefonata – definita da fonti del M5s «franca e cordiale» – con l’ex pasionario grillino, secondo quanto riportato dall’Adnkronos. Oggetto della discussione la possibile candidatura di Di Battista alle elezioni. Dal canto suo, Di Battista avrebbe chiesto garanzie politiche, prima di accettare di ritornare a correre nella galassia pentastellata, mentre Conte, in un’intervista al Tg5 andata in onda ieri sera, dunque dopo la presunta telefonata con l’ex esponente grillino, ha definito Di Battista una «persona seria e generosa», aggiungendo che «suo rientro nel M5S ne discuteremo».


Al momento, però, nulla sarebbe stato definito né deciso. E anzi, all’interno del M5s non manca lo scetticismo su un possibile ritorno dell’ex grillino: «Tirerà elettoralmente, ma ci mettiamo un guaio in casa per 5 anni». “Dibba” è rientrato in Italia dopo il suo viaggio in Russia lunedì 1° agosto, ma già in precedenza si era detto «disponibile» a sedersi al tavolo con Conte dopo l’addio di Luigi Di Maio al MoVimento. Già, perché ben prima della caduta dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, Di Battista aveva posto al leader pentastellato le condizioni per un eventuale riavvicinamento al M5s, e alla riapertura di un dialogo con Conte: «Il M5s esca dal governo prima dell’estate».


Virginia Raggi si mette di traverso a deroghe sulle candidature M5s

A mettersi di traverso al ritorno di Di Battista c’è però anche l’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, che dopo essere “saltata” dopo la mancata deroga alla regola dei due mandati, rimanendo dunque esclusa da una nuova candidatura, si sta battendo per tenere in piedi anche gli altri paletti che sono stati usati dal M5s nella stesura delle regole per le candidature delle scorse elezioni. Tra questi, oltre al limite massimo dei due mandati, c’è anche il cosiddetto principio di territorialità, vale a dire la candidatura legata alla residenza, il no a capilista bloccati, e l’altolà alle pluricandidature in più collegi.

E Raggi, che fa parte del comitato di Garanzia del M5s assieme al presidente della Camera Roberto Fico e Laura Bottici (tutti e tre ormai fuori da possibili candidature future nel M5s secondo la regola del secondo mandato), avrebbe chiesto anche di inserire un paletto aggiuntivo, ossia l’iscrizione da almeno sei mesi al M5s per potersi candidare alle parlamentarie. Questo paletto, però, lascerebbe fuori dalla lista dei possibili candidati proprio Alessandro Di Battista, che ormai non è più iscritto al M5s da ben oltre sei mesi.

Secondo quanto riportato da fonti del M5s citate dall’Adnkronos, la posizione di Raggi sarebbe in minoranza, mentre Fico e Bottici sarebbero per una linea più “morbida“, che porterebbe a un’allargamento dei margini per le candidature. Anche lo stesso co-fondatore del M5s, Beppe Grillo, sarebbe dell’idea di tenere una linea più morbida, così come Conte sarebbe incline a derogare sul vincolo del principio di territorialità, in modo da “facilitare” la candidatura dei pochi big rimasti, tra cui l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino e il ministro dell’Agricoltura nel governo Draghi, Stefano Patuanelli. La decisione sulle regole per le candidature arriverà nel pomeriggio, dopo una riunione dei coordinatori regionali del M5s.

Leggi anche: