L’ultima tentazione di Calenda: stracciare l’accordo. «Io con la sinistra anti Draghi non ci sto»

di OPEN

Silenzio assoluto dal profilo Twitter del leader di Azione, che non ha commentato gli accordi chiusi ieri da Letta con Sinistra italiana/Verdi e Di Maio. Atteso oggi un suo intervento a In mezz’ora su Raitre

Sorride amaro un dirigente del Pd, con una frase che sembra un proverbio cinese: «Al mattino apriamo Twitter preoccupandoci di quel che il pazzo potrà scrivere. Ma il terrore viene quando non scrive niente». Il “pazzo” (qui ovviamente nell’accezione di imprevedibile) è Carlo Calenda, che effettivamente da ieri pomeriggio è silente anche nella sua arena social preferita. Non solo: i pochi che lo hanno intercettato lo descrivono come furibondo, dopo aver visto su una delle tv all news la conferenza stampa congiunta di Letta e Fratoianni, con il secondo che si mostrava per quello che è, l’emblema di quella sinistra anti Draghi, anti guerra e anti rigassificatori che Calenda vede come il peggior nemico, altro che alleato, sia pur per interposto Letta.


Certo, lo stato maggiore di +Europa non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di un passo indietro, e anche il fido Matteo Richetti, presidente di Azione, considera il patto legge. Ma Calenda è più irrequieto che mai (e ce ne vuole). È d’altronde questa tensione continua che lo ha portato anche all’exploit in solitaria delle elezioni al Campidoglio, più voti la sua lista che quella del Pd.


In più c’è un aspetto di cui non si è parlato: le reazioni negative, non solo sui social, di parte dei suoi sostenitori rispetto all’accordo, che ieri si sono fatte più nette. Anche alcuni esponenti di Azione hanno inviato segnali di dissenso, ed è arrivata qualche lettera di dimissioni. Si favoleggia (come sempre in questi casi) di sondaggi che ridimensionerebbero molto il risultato del partito dopo l’accordo. E a indispettire ancor di più il solitario e taciturno leader sono arrivati i calcoli sui seggi dopo gli altri accordi di Letta, con Di Maio e il duo rosso-verde. Secondo quello di Lorenzo Pregliasco, YouTrend, la ripartizione finale sarebbe Pd 57%, Azione/+Europa 24%, Si/Italia Verde 14% e Impegno Civico 5%.

Nella notte la prima lettura dei giornali, che davano conto del suo tormento (titolo di apertura del Corriere: «Il patto del PD agita Calenda», La Stampa: «Calenda non ci sta, l’intesa era un’altra») non può averlo certo rasserenato. Ma ancor di più ha fatto – dicono – la visione della prima pagina di Repubblica, con le sei foto allineate, la sua insieme a quelle di Di Maio, Letta, Bonino, Fratoianni e Bonelli, e il titolone «Sfida alla destra». Tutto quello che Calenda non voleva.

Sostengono i maligni che ora l’unica cosa che lo trattiene è finire in compagnia di Renzi: per lui è un po’ come la kryptonite per Superman, ha sempre detto. Ma se dovesse rompere il patto con Letta perdendo +Europa ha bisogno di allearsi con lui, a meno di cercare di raccogliere le firme in tutta Italia sotto il sole di Ferragosto: una follia? E allora perché no? Sarebbe una spinta forte alla campagna, «Aiutateci a correre da soli».

Magari oggi, quando romperà il silenzio (è atteso nel pomeriggio in tv dall’Annunziata) confermerà l’accordo col PD, come alla fine sperano al Nazareno. Oppure sapremo tutto da Twitter, dove romperebbe un silenzio per lui record di quasi un giorno intero. A proposito: ultima traccia, ormai 16 ore fa, il retweet di un pensiero del suo amico Chicco Testa, «L’accordo Pd/Azione/+Europa ha senso se àncora il Pd a una chiara alleanza di centrosinistra. Se no meglio lasciar perdere inutili ammucchiate»…

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