Nelle rispettive celle nel carcere di Viterbo e Rebibbia a Roma, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi sono attenti a curare i propri spazi, si fanno da mangiare con un fornello da campo, fanno attività sportiva per quel che è possibile, continuando ad allenarsi sia negli spazi adibiti a palestra, sia dietro le sbarre. Un atteggiamento nuovo, indubbiamente diverso per i due condannati all’ergastolo per il pestaggio che ha ucciso Willy Monteiro Duarte il 6 settembre 2020. Sembra emergere una nuova strategia da parte dei due, scrive Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera, certamente lontana da quella raccontata dalle carte giudiziarie sulla loro vita precedente, quando erano liberi di terrorizzare tra Artena e Colleferro con spedizioni punitive anche a scopo di estorsione.
L’obiettivo dei due fratelli pare chiaramente quello di dimostrare una buona condotta, nella speranza di facilitare il lavoro del loro prossimo avvocato che dovrà provare a ribaltare la prima condanna. Prossimo perché l’ultimo è andato via, dopo che l’avvocato Massimiliano Pica ha rimesso il mandato qualche settimana fa. Ai due tocca ora cercare un nuovo legale che li assista. L’idea è indubbiamente quella di ripulire quell’immagine rissosa e arrogante che i due fratelli Bianchi si portavano appresso. Gabriele ha anche conosciuto il figlio Aureliano, come ha raccontato suo suocero Salvatore Lagada al Corriere, che a proposito del nipotino ha parlato «di una vittima collaterale di questa storia, come noi».
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