Tregua tra Israele e palestinesi, l’Egitto media: confermato un cessate il fuoco per le 22.30

Finora gli attacchi israeliani hanno causato la morte di almeno 40 persone e oltre 300 feriti. Secondo una fonte diplomatica egiziana la situazione umanitaria a Gaza è «in peggioramento»

Al terzo giorno di combattimenti nella Striscia di Gaza, scaturiti dall’avvio, da parte dell’esercito israeliano, dell’operazione Breaking Dawn contro la Jihad islamica palestinese, tra le autorità israeliane e palestinesi sarebbe in corso un colloquio per stabilire una tregua mediata dall’Egitto. Fonti della Jihad citate da Haaretz hanno riferito di un accordo per un cessate il fuoco che entrerà in vigore alle 23.30 di questa sera (ora locale), in Italia saranno le 22.30. Manca però la conferma da parte di Israele. Già qualche ora fa entrambe le parti, riprese dai media internazionali, avevano parlato di una trattativa in corso per raggiungere una tregua e una fonte diplomatica egiziana aveva ammonito che il tempo a disposizione era «limitato», massimo 48 ore: più il tempo passa più «la situazione umanitaria a Gaza peggiora» e questo potrebbe spingere Hamas ad aggiungersi alla lotta. Finora gli attacchi israeliani su Gaza hanno causato la morte di almeno 40 persone e oltre 300 feriti, secondo il bilancio pubblicato dal ministero della Sanità di Gaza riportato dall’agenzia di stampa palestinese Maan.


I combattimenti

Israele ha attaccato almeno 140 obiettivi nella striscia di Gaza. Fra questi, «un tunnel di attacco» della Jihad islamica nel sud della Striscia, costruito in profondità per «favorire l’infiltrazione in Israele». Ha anche ucciso due comandanti militari dell’organizzazione: Tayassir al-Jabari, a capo della zona settentrionale della Striscia, e Khaled Mansour, comandante della zona meridionale. La Jihad ha confermato anche la morte di Rafaat al-Zamili, comandante dell’unità missilistica delle Brigate Al-Quds. Media palestinesi hanno segnalato che a Jabalya, nel nord della Striscia, un attacco di Israele ha causato la morte di due persone e il ferimento di altre otto nell’esplosione di una casa nel locale campo profughi. Anche in questo caso – come ieri per i cinque minori uccisi sempre a Jabalya – l’esercito israeliano ha negato ogni responsabilità e ha invece incolpato un razzo difettoso lanciato dalla stessa Jihad.


L’organizzazione palestinese ha risposto agli attacchi, e all’uccisione dei suoi comandanti, con il lancio di numerosi razzi verso Israele, soprattutto in direzione di Gerusalemme e di alcune città a ridosso della Striscia. Gli abitanti di alcune aree ebraiche hanno avuto l’ordine di entrare nei rifugi e sono stati registrati danni materiali in diverse città, ma non ci sarebbero state vittime. Ad ora, il numero di razzi e colpi di mortaio lanciati dalla Jihad è di circa 1000: di questi 800 sono arrivati in territorio israeliano, ma quasi la metà sono stati comunque intercettati dal sistema di difesa antimissili Iron Dome con un tasso di successo del 95 per cento. Almeno 200 sono ricaduti all’interno della Striscia, gli altri in zone aperte o in mare.

Foto di copertina: MAHMUD HAMS / AFP

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