Per la prima volta dalla perquisizione da parte dell’Fbi della villa dell’ex presidente Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida, Merrick Garland, procuratore generale degli Stati Uniti (il corrispettivo di un nostro ministro della Giustizia), è intervenuto pubblicamente sulla questione, chiarendo la totale regolarità delle operazioni degli agenti federali e annunciando di aver fatto richiesta di desecretare il mandato di persecuzione. Forse nel tentativo di mettere a tacere le critiche dei repubblicani, che avvallano l’interpretazione del tycoon di un atto persecutorio politicamente motivato nei suoi confronti e che, nel caso dei suoi più fervidi sostenitori, si sono trasformate rapidamente in minacce, in alcuni casi di morte, dirette agli agenti coinvolti nel blitz, al direttore dell’agenzia Christopher Wray, allo stesso Garland e al giudice che ha firmato il mandato di perquisizione. «Agenti e funzionari del dipartimento di Giustizia sono stati attaccati ingiustamente. Sono patrioti che si sacrificano per il bene del Paese. Sono onorato di lavorare accanto a loro», ha detto il procuratore durante una dichiarazione alla stampa. «La perquisizione è stata autorizzata da un giudice e personalmente approvata da me. Il mandato è stato consegnato all’avvocato di Donald Trump che era presente (a Mar-a-Lago, ndr). Non abbiamo fatto nessuna dichiarazione ufficiale prima della perquisizione, confermata dall’ex presidente come era suo diritto», ha aggiunto Garland,
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