Donald Trump si siederà davanti alla procuratrice generale Letitia James a New York. È stato lo stesso ex presidente degli Stati Uniti a comunicarlo ai suoi sostenitori e non, con un messaggio pubblicato su Truth Social nelle prime ore di mercoledì 10 agosto. «Io e la mia grande società siamo sotto attacco da tutte le parti», si è lamentato descrivendo l’indagine sulle dichiarazioni al fisco della Trump Organization che dura da oltre 3 anni come «la più grande caccia alle streghe nella storia degli Usa». L’interrogatorio potrebbe portare a una svolta cruciale, in un momento in cui l’ex presidente sta facendo i conti anche con le indagini dell’Fbi. L’altra notte, alcuni agenti sono entrati nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida alla ricerca di alcuni documenti top secret che Trump avrebbe potuto portare via dalla Casa Bianca. «A tutti è stato chiesto di lasciare la proprietà», ha raccontato: «Volevano restare soli senza alcun testimone che vedesse cosa stavano facendo, prendendo o, speriamo di no, piazzando delle prove».
Il quinto emendamento
Il tycoon sarà interrogato dal «procuratore generale razzista di New York», sono sempre parole dell’ex presidente, riferite alla prima donna afro-americana a ricoprire quel ruolo, Letitia James appunto. Trump parlerà sotto giuramento e non è ancora chiaro se risponderà alle domande della procuratrice James o farà ricorso al quinto emendamento contro l’autoincriminazione. Dovesse scegliere questa seconda strada, andrebbe contro a quanto sosteneva durante la campagna elettorale del 2016. All’epoca aveva dichiarato che non rispondere alle domande era segno di debolezza: «Se sei innocente, perché stai accettando il quinto emendamento?». E visto che ormai la candidatura alle presidenziali del 2024 sembra cosa certa, la scelta di non rispondere potrebbe indebolirlo. Come riporta il New York Times, nonostante l’ex presidente abbia in passato acconsentito più volte a deporre, per questa specifica istanza si è mostrato più volte riluttante.
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