«I servizi segreti russi “hanno scoperto che il crimine è stato preparato e commesso dai servizi speciali ucraini“». È questo quello che si legge sull’agenzia stampa russa Tass, che cita poprio l’Fsb, secondo la quale il caso dell’esplosione dell’auto nella quale è morta Darya Dugina sarebbe chiuso. L’Fsb incolpa del delitto «una cittadina ucraina, Natalia Vovk, nata nel 1979», che avrebbe piazzato e fatto esplodere l’ordigno con la figlia 12enne Sofia Sheban. le due sarebbero poi fuggite in Estonia in seguito ai fatti dopo che erano arrivate in Russia il 23 luglio 2022. Mosca, quindi, ora sostiene di avere le prove dell’accusa che da ieri muove a Kiev, ovvero che vi sia l’Ucraina dietro l’uccisione.
Nella mattinata di oggi l’agenzia della Federazione aveva reso noto – citando fonti interne alle forze dell’ordine – che secondo gli investigatori russi l’auto su cui la figlia dell’ideologo di Vladimir Putin, Alexandr Dugin è stata monitorata e fatta esplodere da remoto. Il veicolo sarebbe stato seguito da individui dotati di telefoni non tracciabili. E proprio una chiamata da uno di questi dispositivi avrebbe innescato l’esplosione. «Ora è stato accertato che la bomba sull’auto di Dugina è stata innescata a distanza. Presumibilmente, l’auto è stata monitorata e il suo movimento è stato seguito», dice un agente, che avrebbe chiesto di rimanere anonimo, alla Tass.
L’esplosione è avvenuta sull’autostrada Mozhayskoye, nei pressi di Mosca. Con Dugina, morta nell’esplosione, avrebbe dovuto viaggiare anche il padre, Alexandr Dugin, che però all’ultimo ha scelto di proseguire su un’altra auto. L’ordigno sarebbe stato piazzato sotto il sedile del conducente nella Toyota Land Cruiser mentre era parcheggiata vicino all’entrata del festival musical letterario Традиция («Tradizione»). Le telecamere nella zona erano fuori uso da due settimane.
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