Guido Crosetto: «Gli alleati criticano Meloni perché sta vincendo. La coalizione reggerà dopo le elezioni? Dipende…»

Il fondatore di FdI: alcuni amano l’idea di commissariare la democrazia

Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera oggi spiega che le critiche degli alleati nei confronti della leader di FdI si spiegano con il fatto che sta vincendo. E risponde «dipende» alla domanda sulla coalizione di centrodestra che reggerà alle elezioni. Secondo Crosetto gli altri leader «non sapendo come fermare Meloni analizzano ogni frase al microscopio alla ricerca di qualcosa da utilizzare in negativo. Un problema, questo atteggiamento, per il Paese non per la leader di FdI. Inventare polemiche semantiche è fare politica giocando al ribasso: non cerco di essere migliore dell’avversario, ma lo scredito e lo insulto per provare a batterlo». Un discorso che vale anche per Matteo Salvini: «Il centrodestra è una coalizione. Ma in campagna elettorale ogni leader ha due obiettivi: ottenere un risultato di coalizione e ottenerne uno di partito. E risponderà dei due risultati. È una competizione nella competizione».


L’ex sottosegretario alla Difesa risponde così alla domanda se la coalizione reggerà dopo il voto: «Dipende. Le parole dette in campagna elettorale passano. Quel che si decide di fare per il Paese, invece, resta. Mi auguro che, dal giorno dopo le elezioni, ogni leader di partito si dimostri consapevole della responsabilità che ha. Si comporti da statista. Io ho fede. Ma solo per il personaggio politico che conosco meglio, Giorgia Meloni, sono sicuro sarà così. Lei ha la consapevolezza al 100 per cento che il centrodestra ha un’occasione storica». Riguardo la possibilità che un governo Meloni non duri, Crosetto dice che «alcuni amano l’idea di commissariare la democrazia. Si ritengono parte di una piccola cerchia di migliori che deve guidare la nazione senza sporcarsi le mani con i popoli. Io invece spero l’Italia riprenda ad avere governi politici, finalmente. Calenda, che presume che i titoli di studio o le condizioni di partenza di una persona ostacolino le sue capacità di interpretare ruoli di governo, valuti chi si candida per quei ruoli dai risultati e non in base al proprio pregiudizio».


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