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Guerra, gas e sanzioni, il Financial Times: ad agosto Russia in deficit di 360 miliardi di rubli. E le cose potrebbero peggiorare

13 Settembre 2022 - 09:59 Antonio Di Noto
A fare la differenza i mancati introiti della vendita del gas all'Europa

Ad agosto lo Stato russo è andato in deficit 360 miliardi di rubli (5,9 miliardi di euro). Il bilancio annuale rimane positivo – 137 miliardi a fine mese, 2,2 miliardi di euro – ma è decimato rispetto ai primi sette mesi dell’anno, quando Mosca poteva contare su oltre 500 miliardi di rubli (8 miliardi di euro) di surplus. A fare la differenza sono, come spiegano gli economisti consultati dal Financial Times, i mancati introiti della vendita del gas all’Europa, che con enormi sforzi da febbraio ad oggi è riuscita a portare la quota russa al 9% dei propri approvvigionamenti di metano, a fronte del 40% prima del conflitto.

Il trend

Il trend quindi potrebbe continuare, con il gasdotto transbaltico Nord Stream 1 chiuso da inizio settembre, che il Cremlino non ha intenzione di riaprire finché l’Europa non solleverà le sanzione imposte. Non è cosa da poco, perché le vendite di gas e petrolio ammontano a quasi la metà degli introiti russi di quest’anno. Queste, nel 2022, sono state il 18% in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. La differenza equivale a circa un terzo della produzione totale di gas, come dichiarato dal monopolista del gas Gazprom. A causa delle sanzioni e della situazione tesa, anche le altre forme di introito sono crollate, del 37% se confrontate con lo scorso anno, spiega il giornale britannico. Nel complesso, l’economia russa ha subito un crollo che a luglio si attestava al 4,3%. E gli economisti prevedono un ulteriore 5% nel 2023.

Le difficoltà in Ucraina e sul fronte interno

La situazione è tutto meno che rosea, con l’Unione Europea che ha recentemente imposto un ban al carbone proveniente dalla Russia e che a dicembre si disferà anche del petrolio della Federazione. Sul tavolo dell’Ue, poi, c’è la proposta di un tetto al prezzo del gas russo che potrebbe concretizzarsi nelle prossime settimane, nonostante la fumata nera di giovedì scorso. Tutto ciò avviene mentre la Russia perde terreno – oltre 6 mila chilometri quadrati e la città di Kharkiv – nell’Ucraina invasa e si trova costretta riorganizzare il proprio sforzo bellico. Proprio a causa della gestione del conflitto, poi, sul presidente del Paese Vladimir Putin stanno piovendo pesanti critiche anche da figure considerate fedelissime. Diversi deputati municipali di Mosca e San Pietroburgo hanno chiesto le dimissioni dello zar.

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