Fumata nera sul price cap e accordo su aiuti e riduzione dei consumi: cos’è successo al vertice Ue di oggi sull’energia

Germania e Ungheria contrarie sul tetto al prezzo del gas, ma le trattative proseguono. Cingolani: «Clima costruttivo»

Tutto rinviato a data da destinarsi. A Bruxelles, il vertice straordinario dei ministri dell’Energia si conclude con un nulla di fatto su quella che doveva essere la misura più attesa: il price cap sul gas importato dalla Russia. Su 27 Paesi, soltanto 15 si sono espressi esplicitamente a favore dell’imposizione di un tetto massimo, rinviando ancora una volta la decisione definitiva.


Favorevoli e contrari

Al consiglio straordinario di Bruxelles, convocato per elaborare una strategia contro la crisi energetica, 15 Paesi si sono schierati apertamente a favore di un price cap generalizzato, mentre cinque si sono dichiarati contrari o neutrali. Nel mezzo, una serie di posizioni intermedie: da chi propone un price cap soltanto al gas importato dalla Russia a chi è favorevole alla misura, ma solo dopo alcune verifiche di sostenibilità economica. Numeri che mostrano un quadro ancora piuttosto frammentato, anche se il ministro Roberto Cingolani rimane ottimista: «C’è una maggioranza molto forte. Abbiamo chiesto che venga dato mandato alla presidenza del Consiglio Ue di lavorare al più presto a questo scenario».


Tra i contrari all’imposizione di un tetto massimo al prezzo del gas spiccano due Paesi: Germania e Ungheria. Secondo il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, la misura rischia di «distruggere i meccanismi di mercato», mentre il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, ha parlato del price cap come di «una sanzione energetica nascosta». L‘Italia, insieme a Francia e Spagna, è uno dei Paesi che sta spingendo con più insistenza affinché si raggiunga un accordo comune. Nonostante la fumata nera, infatti, secondo Cingolani le trattative sono a buon punto: «Tranne due Paesi che hanno un problema specifico, anche i grandi Paesi energivori sono stati molto aperti, vi posso garantire che il clima è stato molto costruttivo».

Le prossime tappe

C’è una questione, poi, su cui tutti i ministri Ue dell’Energia si sono trovati d’accordo: serve agire in fretta. Da qui la richiesta alla Commissione europea di proporre «interventi di emergenza e temporanei, incluso il price cap sul gas» entro metà settembre. In altre parole, le trattative proseguono. Come confermato anche da Josef Sikela, presidente di turno del Consiglio Ue, che si è detto «pronto a convocare un’altra riunione straordinaria per decidere misure concrete prima della fine del mese». Con ogni probabilità, la crisi energetica e il dibattito sul tetto al prezzo del gas saranno i temi più caldi anche al centro della plenaria del Parlamento europeo, in programma la prossima settimana a Strasburgo. Occhi puntati soprattutto sul discorso sullo «Stato dell’Unione» che pronuncerà Ursula von der Leyen mercoledì.

Le altre misure approvate a Bruxelles

Se sul price cap non si è arrivati all’intesa, lo stesso non si può dire per le altre proposte messe sul tavolo da Bruxelles. I ministri dell’Energia, infatti, hanno dato il via libera al taglio sui consumi di elettricità e hanno concordato sulla necessità di ricorrere a «strumenti di liquidità di emergenza» per contrastare la volatilità del mercato. Come accaduto per la riduzione dei consumi di gas, anche il risparmio di elettricità dovrebbe avvenire su base volontaria. Al vertice di oggi, infine, i ministri Ue hanno chiesto a Bruxelles di estendere «almeno fino al 31 dicembre 2023» gli aiuti di Stato a sostegno delle aziende colpite dal caro energia. L’obiettivo è duplice: da un lato tutelare le industrie più colpite, dall’altro favorire gli investimenti sulle rinnovabili.

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