Biden valuta sanzioni contro l’alluminio russo (finora risparmiato): la risposta Usa ai raid sulle città ucraine

Divieto assoluto, tasse più alte o attacco mirato alla società Rusal di Mosca: le opzioni sul tavolo a Washington

Anche l’alluminio russo potrebbe presto entrare nella lunga lista delle sanzioni. Lo rende noto Bloomberg, che riporta alcune fonti che da Washington parlano di come l’amministrazione del presidente Joe Biden starebbe valutando le conseguenze di questa nuova stretta. Ad oggi, l’alluminio ha goduto di una certa immunità, visto il suo ruolo centrale in diversi settori produttivi. Dalle automobili ai grattacieli, passando per gli iPhone, il metallo duttile argentato è difficilmente sostituibile. Tuttavia, la continua escalation nel conflitto in Ucraina portato avanti da Vladimir Putin sta portando ad altre risposte da parte dell’Occidente. Gli scenari ipotizzati da Bloomberg sono 3: il primo consiste in un divieto assoluto all’importazione dell’alluminio russo; il secondo, che potrebbe portare a un divieto effettivo, prevede un aumento vertiginoso delle tasse; il terzo, invece, sarebbe un attacco più mirato alla società statale dell’alluminio: la United Co. Rusal International PJSC, ovvero la più grande azienda produttrice mondiale di alluminio.


L’oligarca russo padrone dell’alluminio

Si chiama Oleg Deripaska l’oligarca russo patron della Rusal. Vecchia conoscenza di Washington, visto che subisce sanzioni sin dal 2018, quando la guerra in Ucraina era ancora lontana. Il “re dell’alluminio” era accusato di aver interferito con le elezioni americane del 2016. Nel Regno Unito, intanto, l’uomo d’affari Graham Bonham-Carter è stato arrestato con l’accusa di aver aiutato Deripaska ad aggirare quelle sanzioni attraverso la compravendita di immobili negli Usa e in Gran Bretagna.


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