Serbia, vietato ufficialmente il corteo dell’Europride a Belgrado. Gli organizzatori promettono battaglia in Tribunale: «È anticostituzionale»

Annullata anche la contromanifestazione a sostegno della famiglia tradizionale. La presidente del Pride: «In migliaia sono già qui. Ci riuniremo lo stesso»

Ora è ufficiale: il ministero dell’Interno serbo ha vietato lo svolgimento dell’Europride di Belgrado. In programma inizialmente il 17 settembre nella capitale, non si svolgerà per ragioni di sicurezza e ordine pubblico. Il presidente della Repubblica serba, Aleksandar Vucic, aveva già annunciato che aveva preso questa decisione lo scorso 27 agosto in diretta tv. Vietata dalle autorità anche la contromanifestazione a sostegno della famiglia tradizionale prevista per lo stesso giorno. «Considerando che entrambi i cortei si terrebbero in zone vicine», ha fatto sapere il ministero in una nota, «è stato valutato che vi sia un pericolo di attacchi e scontri, con episodi di violenza e turbamento dell’ordine pubblico». Già in quei giorni di agosto Kristine Garina, presidente dell’Associazione europea degli organizzatori del Pride aveva detto che «il presidente Vucic non può annullare tale evento». Il pieno appoggio del governo serbo all’EuroPride di Belgrado, iniziato ieri lunedì 12 settembre, era stato promesso da Ana Brnabic, premier del Paese e lesbica dichiarata. Tuttavia, il presidente Vucic ha confermato la sua posizione motivata inizialmente dalle tensioni in Kosovo: «Nell’attuale situazione geopolitica, scontri per le strade di Belgrado indebolirebbero la posizione del nostro Paese».


La risposta degli organizzatori

Garina, però non ci sta: «Ogni tentativo di vietare il Pride costituisce una violazione della Convenzione europea sui diritti umani, che la Serbia ha ratificato come membro del Consiglio d’Europa», e promette ancora battaglia. Ha già annunciato che il divieto «sarà impugnato in Tribunale e sarà annullato» e ha chiesto ancora aiuto alla presidente Brnbic. Attesa sul palco della Conferenza internazionale sui diritti umani dell’Europride, «deve raccontare di come le autorità serbe hanno ceduto ai bulli invece di proteggere i diritti fondamentali delle persone Lgbtq+». Nel caso in cui non ci fosse abbastanza tempo per far annullare il divieto, migliaia di persone si riuniranno comunque a Belgrado. «Sono già qui per partecipare all’Europride», afferma Garina, «ci riuniremo sabato, anche se non possiamo marciare».


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