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A introdurre la flat tax per le partite Iva non è stato Matteo Salvini

14 Settembre 2022 - 13:25 Pagella Politica
Il regime forfetario al 15 per cento per le partite Iva è stato introdotto dal governo Renzi

Il 13 settembre, ospite a Cartabianca su Rai 3, il leader della Lega Matteo Salvini ha difeso (min. 16:21) la sua proposta di introdurre la flat tax in Italia, ossia un sistema di tassazione dei redditi con un’unica aliquota del 15 per cento per tutti. Tra le altre cose, Salvini ha detto che «cinque anni fa», dunque prima che la Lega andasse al governo nel 2018 con il Movimento 5 stelle, la flat tax per le partite «non c’era», mentre oggi, grazie all’operato del suo partito, riguarda «2 milioni di lavoratori autonomi».

La versione originale di questo articolo è stata pubblicata il 14 settembre 2022 sul sito di Pagella Politica. Clicca qui per scoprire tutti i fact-checking, divisi per politici e partiti.

Per chi ha fretta

  • Matteo Salvini afferma che «Cinque anni fa non c’era la flat tax per le partite Iva […] Siamo partiti da zero e siamo arrivati a 2 milioni di lavoratori autonomi».
  • Il regime forfetario al 15 per cento per le partite Iva (quello che Salvini chiama “flat tax”) è stato introdotto alla fine del 2014 dal governo Renzi.
  • Alla fine del 2018, il primo governo Conte, sostenuto dalla Lega, ha esteso la platea dei beneficiari, arrivando ai 2 milioni circa attuali.
  • Il leader della Lega sbaglia.

Analisi

Il riferimento è alle partite Iva con ricavi fino a 65 mila euro che attualmente beneficiano di un regime forfetario, con il pagamento di un’imposta unica pari al 15 per cento. Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2020 queste partite Iva erano circa 1,6 milioni, a cui nel 2021 se ne sono aggiunte circa 240 mila, portando il numero degli autonomi con il forfetario vicino ai «2 milioni» citati da Salvini. Il leader della Lega non è però «partito da zero»: il regime forfetario al 15 per cento esisteva già e il primo governo Conte, sostenuto da Salvini, lo ha esteso a più lavoratori.

Quanto è stato introdotto il forfetario al 15 per cento

Grazie alla legge di Bilancio per il 2019, approvata a fine 2018, i lavoratori autonomi con ricavi fino a 65 mila euro pagano un’imposta unica del 15 per cento. Questa imposta unica esisteva già all’epoca, come spiega un dossier del Parlamento dedicato alla legge di Bilancio per il 2019. Il primo governo Conte ha infatti esteso a più lavoratori «il regime forfettario, con imposta sostitutiva unica al 15 per cento, introdotto dalla legge di Stabilità per il 2015». La legge di Stabilità era il nome con cui un tempo si chiamava una parte della legge di Bilancio.

La legge di cui stiamo parlando fu approvata alla fine del 2014 dal governo guidato da Matteo Renzi, all’epoca segretario del Partito democratico. Quasi otto anni fa, il governo Renzi introdusse un regime forfetario del 15 per cento per i contribuenti che rispettavano tre requisiti: ricavi inferiori a determinate soglie, fissate tra 25 mila e 50 mila euro, modificate nei due anni successivi; spese inferiori ai 5 mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori; capitale fisico detenuto non superiore ai 20 mila euro.

Nel 2016, le partite Iva che godevano del regime forfetario al 15 per cento (quello che Salvini chiama “flat tax”) erano quasi 500 mila. Dunque non è vero che la Lega era partita «da zero» su questo fronte. Il primo governo Conte, sostenuto dalla Lega, ha poi elevato a 65 mila euro il limite dei ricavi per accedere al regime forfetario e ha eliminato alcuni degli altri requisiti per accedere all’imposta unica, estendendo così la platea dei beneficiari.

Conclusioni

Ospite in tv, Matteo Salvini ha dichiarato: «Cinque anni fa non c’era la flat tax per le partite Iva», aggiungendo: «Siamo partiti da zero e siamo arrivati a 2 milioni di lavoratori autonomi». Le cose non stanno come dice il leader della Lega. Il regime forfetario al 15 per cento per le partite Iva (quello che Salvini chiama “flat tax”) è stato introdotto alla fine del 2014 dal governo Renzi. Il primo governo Conte, sostenuto dalla Lega, ha esteso la platea dei beneficiari, arrivando ai 2 milioni circa attuali.

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