Benevento, misure cautelari per due fratelli che si fingevano medici: sono accusati di aver causato la morte di una donna con le loro “cure”

Per uno di loro, accusato di omicidio preterintenzionale, lesioni aggravate e truffa aggravata, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Per l’altro, accusato solo di lesioni aggravate, l’obbligo di dimora

Si professavano medici, diagnosticando a pazienti sani gravi malattie e prescrivendo loro presunte sostanze curative rivelatesi dannose. Nel caso di una donna di 54 anni, addirittura letali. Questa mattina, 21 settembre, il gip del tribunale di Benevento, su richiesta della procura, ha emesso due misure cautelari nei confronti di due fratelli residenti nella città campana: per uno di loro, accusato di omicidio preterintenzionale, lesioni aggravate e truffa aggravata, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Per l’altro, accusato solo di lesioni aggravate, l’obbligo di dimora. Le ordinanze, eseguite dai carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano e della stazione di San Giorgio del Sannio, sono il risultato dell’attività di indagine avviata dalla procura di Benevento a marzo 2021 a seguito della denuncia dei familiari di una donna che, “curata” da uno degli indagati, è poi deceduta. Gli inquirenti hanno raccolto numerosi e gravi elementi indiziari a carico dei due sedicenti medici, che avrebbero approfittato dello stato di vulnerabilità dei loro “pazienti”, intimoriti dalle patologie immaginarie a loro diagnosticate. L’appartamento dove i due ricevevano i “pazienti” è stato posto sotto sequestro per esercizio abusivo della professione sanitaria.


Come operavano i finti dottori

I due «esercitavano abusivamente l’attività sanitaria, in assenza di qualsivoglia titolo abilitante, non limitandosi a prescrivere medicinali e/o rimedi asseritamente naturali ma praticando sulle loro persone anche trattamenti pseudosanitari e pseudoterapeutici», si legge nell’ordinanza della procura. «Il tutto per assicurarsi vantaggi economici derivanti dalla propria attività illecita che svolgevano nella provincia beneventana, attirando e suggestionando gli innumerevoli clienti provenienti da diverse aree geografiche». In particolare, proponevano una cura mirata alle malattie oncologiche, la cui efficacia era avvalorata dalla collaborazione di un luminare esperto della “medicina naturale” in Germania. «Praticavano trattamenti per endovena e autotrasfusioni ematiche, con metodiche artigianali e con miscele di sostanze non meglio specificate, dannose per la salute, cagionando in un caso la morte di una donna di anni 54 anni che versava in realtà in buone condizioni di salute e non soffriva di alcuna patologia tale da rendere necessarie terapie invasive e a maggior ragione terapie non scientificamente validate», spiega ancora la procura.


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