Il discorso alla nazione di Vladimir Putin andrà in scena oggi, 21 settembre, tra le 9 e le 10 ora di Mosca. Ovvero «quando l’Occidente sarà sveglio», secondo quanto ha scritto l’account Telegram di Forbes Russia citando fonti del Cremlino. Ma il piano dello Zar è chiaro. E parte dai referendum che dal 23 al 27 settembre chiameranno le popolazioni ucraine di Lugansk, Donetsk e Cherson a votare per l’annessione alla Russia. Per arrivare a cambiare pelle all’«Operazione Speciale» lanciata il 24 febbraio. E a mascherare gli insuccessi militari. Con un occhio alla dottrina russa sull’uso delle armi nucleari. Che prevede l’uso dell’atomica solo in caso di aggressione contro Mosca (o i suoi alleati) attraverso armi di distruzione di massa o con armi convenzionali che minacciano «l’esistenza dello Stato, ma anche la sovranità e l’integrità territoriale del paese».
Il discorso dello Zar
Il rischio quindi è quello dell’escalation atomica. Annettendo le regioni dell’Ucraina la Russia potrebbe poi considerare le controffensive ucraine come attacchi nei confronti del proprio territorio. Come del resto ha spiegato l’ex presidente russo Dmitry Medvedev su Telegram: «L’invasione del territorio della Russia è un crimine che consente l’uso di tutte le forze di autodifesa. Per questo i referendum sono così temuti a Kiev e in Occidente e devono essere tenuti». E come ha spiegato ieri la politologa Tatiana Stanovaya al Moscow Times: «Tutto questo parlare di referendum immediati è un ultimatum assolutamente inequivocabile dalla Russia all’Ucraina e all’Occidente. Per garantire la “vittoria” – Putin è pronto a indire immediatamente dei referendum per ottenere il diritto (pensa lui) di usare le armi nucleari per difendere il territorio russo». Ma questa decisione è anche un’ammissione di debolezza. Come spiega oggi il Corriere della Sera, nelle intenzioni del Cremlino i referendum avrebbero dovuto costituire la fase culminante dell’Operazione Speciale. E la prospettiva era che finisse tutto come con la Crimea. Grandi proteste, sanzioni ma alla fine la penisola è rimasta in mano a Mosca. Ma con la controffensiva ucraina tutto è cambiato. E il piano ha ricevuto un’accelerazione significativa. Adesso il problema non è politico, ma militare. Perché le armi che arrivano dall’Occidente hanno messo Kiev nella condizione di riprendersi alcune migliaia di chilometri quadrati di territorio. E la paura dei russi è che non finisca qui.
La russificazione dei territori occupati
Il referendum adesso serve al Cremlino per «russificare» i territori occupati. E per rilanciare la minaccia della guerra nucleare contro la Nato e contro chiunque aiuti l’Ucraina. Lo stesso Putin ha ricordato che l’Urss teorizzava l’uso dell’atomica in caso di minacce al suo territorio. Come spiega lo youtuber russo ed esperto di politica e guerra Ivan Yakovina al quotidiano: «Ha paura di perdere. E cambiare le regole di questa guerra è una chance per chiudere al più presto la partita». Secondo questa prospettiva dopo il voto lo Zar «dirà subito che l’operazione militare è finita, che ha “liberato” le terre che voleva, che c’è un nuovo confine e si può fare la pace. Ma naturalmente l’Ucraina dirà di no. Questi referendum sono inaccettabili. E la guerra si farà ancora più dura». E come ha detto il cancelliere tedesco Olaf Sholz all’Assemblea generale dell’Onu: «Putin ha un solo obiettivo, occupare l’Ucraina, questo è imperialismo puro e semplice. Il ritorno dell’imperialismo non è solo un disastro per l’Europa ma per l’ordine internazionale. Se vogliamo che questa guerra finisca non dobbiamo essere indifferenti a come finisce. Non accetteremo una pace dettata da Mosca. Non accetteremo referendum di annessione».
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