Caso primarie Pd, il finanziere al processo su Emiliano: «Chiesero di togliere il suo nome da una fattura»

Il dettaglio è emerso oggi in aula a Torino, dove il presidente della Puglia è chiamato a rispondere dell’accusa di finanziamento illecito in occasione delle primarie dem poi vinte. In quell’occasione il governatore si sarebbe anche lamentato della sua campagna “copiata” da quella di Debora Serrachiani

Eliminare il nome di Michele Emiliano da una fattura emessa in piena campagna elettorale. Questa la richiesta che un collaboratore di Margherita srl, azienda energetica foggiana, avrebbe rivolto a Eggers, la società di Torino che nel 2017 curò la campagna elettorale del presidente della Puglia alle primarie del Partito Democratico. Il particolare è emerso oggi nel tribunale di Torino, dove è ripreso il processo a carico di Emiliano per finanziamento illecito. Un’accusa rivolta anche al suo capo di gabinetto Claudio Stefanazzi e agli imprenditori Giacomo Mescia (responsabile di Margherita) e Vito Ladisa (ristoratore). Oggi in aula ha parlato uno dei luogotenenti della Guardia di Finanza che svolsero l’indagine. Secondo i pm, Margherita e Ladisa intestarono a proprio nome due fatture emesse da Eggers per la campagna elettorale di Emiliano. In particolare, una fattura da 24mila euro, che fu modificata in un secondo momento per togliere il nome dell’allora candidato governatore. Dopo la vittoria alle primarie del Pd nel 2017, Emiliano si sarebbe anche lamentato «della qualità del lavoro svolto da Eggers». In particolare, secondo quanto riportato dal sottoufficiale in aula a Torino, il governatore «riteneva che la campagna fosse stata scopiazzata da quella di un altro candidato in una diversa occasione elettorale», ovvero Debora Serracchiani.


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