I sospetti sull’esperimento sociale di Linkedin su 20 milioni di utenti nel mondo, lo studio: «Può aver falsato l’accesso agli annunci di lavoro»

I risultati del test sono stati pubblicati in uno studio scientifico pubblicato su Science. Secondo Il New York times, l’esperimento potrebbe aver creato importanti disuguaglianze tra gli utenti in cerca di un lavoro

Per cinque anni Linkedin avrebbe portato avanti un vero e proprio esperimento sociale che ha coinvolto 20 milioni di utenti in tutto il mondo tra il 2015 e il 2019. Test che però potrebbero aver in qualche modo avuto un impatto sull’accesso agli annunci di lavoro e quindi alle opportunità offerte agli utenti nel cercare un’occupazione. Il dubbio è sollevato dal New York Times che cita lo studio pubblicato su Science svolto dalla piattaforma e importanti atenei americani. Il quotidiano accusa la piattaforma di aver modificato casualmente la proporzione di contatti «deboli», cioè conoscenti, colleghi o ex colleghi di lavoro e persone che si incontrano occasionalmente, ma anche semplici followers, e «forti», cioè gli amici più cari, i familiari e le relazioni caratterizzate da incontri molto frequenti e regolari. La correzione avrebbe quindi spinto l’algoritmo automatizzato, denominato People You May Know, a consigliare alle aziende che vogliono assumere nuove connessioni e, dunque, nuovi utenti che stanno cercando lavoro in un modo sostanzialmente falsato. Il sospetto è che si sarebbe creata una sorta di disuguaglianza tra gli iscritti a LinkedIn nell’accesso alle varie opportunità di lavoro.


Lo studio pubblicato sulla rivista «Science»

I ricercatori di LinkedIn, Mit, Stanford e Harvard Business School dopo aver analizzato i dati della sperimentazione – fatta su più di 200 milioni di utenti – li hanno raccolti in uno studio pubblicato sulla rivista Science. E i risultati di questo studio hanno messo alla prova la teoria chiamata «la forza dei legami deboli» che sostiene che le persone hanno maggiori probabilità di ottenere un impiego attraverso conoscenze a distanza, piuttosto che attraverso amici intimi. I ricercatori hanno scoperto, infatti, che i legami sociali relativamente deboli su LinkedIn si sono dimostrati due volte più efficaci nel garantire un impiego rispetto ai legami sociali più forti. Non è però una novità che giganti della tecnologia, come appunto LinkedIn – che oggi conta 830 milioni di membri e oltre 58 milioni di aziende registrate – eseguano regolarmente esperimenti su larga scala per provare nuove funzionalità, progetti web e algoritmi sugli utenti, al fine di migliorare l’esperienza dei consumatori e aiutando le aziende a fare soldi. Il problema è che molto spesso, gli utenti non hanno idea di essere le «cavie» di questi test. Diversi esperti che studiano l’impatto sociale dell’informatica hanno affermato – al New York Times – che la «Conduzione di esperimenti lunghi e su larga scala», potrebbe influenzare «la ricerca di un lavoro, sollevando – anche – interrogativi sulla trasparenza dell’azienda».


La risposta di LinkedIn

In una dichiarazione, l’azienda di proprietà di Microsoft ha affermato che durante questo studio sociale ha agito in «modo coerente» in accordo con gli utenti, facendo sottoscrivere un’informativa sulla privacy. Non solo, LinkedIn ha anche ribadito di aver utilizzato l’ultima tecnologia «non invasiva delle scienze sociali», assicurando che la sperimentazione non ha avvantaggiato – in modo sproporzionato – alcuni utenti rispetti ad altri nella ricerca di un lavoro.

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