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Cattaneo (Forza Italia): «Il Terzo polo è diventato sesto. Governo a guida FdI? Saremo i custodi dell’europeismo» – L’intervista

27 Settembre 2022 - 19:57 Felice Florio
Il deputato è felice per il risultato, «ma Berlusconi ci sprona a fare di più. Forza Italia deve ambire ad aumentare ancora i consensi»

La notte dello spoglio elettorale l’ha passata ad Arcore, insieme ai fedelissimi di Silvio Berlusconi. Il deputato uscente di Forza Italia Alessandro Cattaneo, è stato rieletto nel collegio uninominale di Pavia. Già dai primi exit poll, nella residenza del Cavaliere, si è respirata aria di festa: era chiaro che il centrodestra aveva vinto le elezioni con un margine sufficiente per governare. Ma il responsabile nazionale dei dipartimenti del partito aveva un motivo in più per festeggiare: Cattaneo ha ricevuto 126.579 voti e, nel suo collegio, Forza Italia ha fatto il risultato migliore di tutta la Lombardia, ottenendo il 10,12% delle preferenze. Il già sindaco di Pavia e presidente dell’Anci si appresta a iniziare la sua seconda legislatura da deputato.

Onorevole, il centrodestra ha vinto ma Forza Italia è arrivata al terzo posto nella coalizione. Ad Arcore, la notte dello spoglio, c’era amarezza perché non vi è riuscito il sorpasso alla Lega?

«Niente affatto. È stata una notte positiva e che ricorderemo a lungo. La campagna elettorale era iniziata con tutti i pronostici contro: molti detrattori parlavano di un inevitabile disfacimento di Forza Italia e i sondaggi enfatizzavano il sorpasso del Terzo polo. La verità dei fatti è che la forza di Berlusconi e la qualità della classe dirigente radicata sui territori hanno portato a un bel risultato. Ecco i tre dati politici riguardo al consenso di Forza Italia: siamo determinanti sia alla Camera che al Senato per la maggioranza, abbiamo pareggiato con la Lega e abbiamo lasciato dietro di noi il Terzo polo, che poi si sostanzia come “sesto polo” di queste elezioni».

E non si è discusso della quota dei collegi uninominali assegnata alla Lega, più alta della vostra?

«Berlusconi non guarda gli avversari, ma si concentra sui risultati di Forza Italia. Anzi, ha mostrato ancora una volta la sua generosità complimentandosi sinceramente con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Incoraggia tutti. Per cui ad Arcore, quella notte, le battute erano tutte rivolte su Forza Italia. C’era ovviamente soddisfazione per il risultato, ma Berlusconi ha puntualizzato che per la storia, i valori, la classe dirigente, le idee e la collocazione internazionale, Forza Italia deve fare di più, deve ambire ad aumentare i consensi».

Dopo l’esito delle urne, Letta ha annunciato l’avvio di una fase congressuale e ha detto che non si candiderà per la segreteria. Anche nella Lega, partito triplicato per numero di voti da Fratelli d’Italia, sarà messa in discussione la leadership?

«Sono dinamiche interne, è giusto che ognuno guardi in casa propria. Io ho ascoltato l’analisi di Salvini e, in fondo, la condivido. La Lega ha pagato più di altri il prezzo di rimanere al governo con Draghi. Per quanto riguarda noi, posso dire che il presidente Berlusconi lavora molto bene sia con Salvini che con Meloni».

Date le percentuali molto simili, ritiene che Forza Italia meriti una sorta di compensazione in ruoli e incarichi rispetto alla Lega, avendo goduto di meno candidature negli uninominali e iniziando la legislatura con circa 30 parlamentari in meno del Carroccio? Ad esempio, pretenderete di avere lo stesso numero di ministeri della Lega o qualcosa in più?

«I numeri sono questi, è vero, ma la politica non è fatta solo con i numeri. Parafrasando Enrico Cuccia, i gruppi parlamentari non si contano, ma si pesano. Le qualità di Forza Italia emergeranno a prescindere dalla consistenza del gruppo parlamentare. Ma mentirei se non ammettessi che, certamente, il consenso determina un peso politico. Ed è vero che partiamo da questa asimmetria tra gruppi parlamentari e risultato delle elezioni. Se questo influirà? Forza Italia, partito che non è mai stato attaccato alle poltrone, ha dimostrato ancora di più con le urne qual è il suo peso politico e, come la democrazia insegna, le scelte per il governo saranno conseguenti. Ripeto, però, non saranno ragionamenti di carattere prettamente numerico, ma di peso politico».

Per rendere un po’ meno criptico il suo pensiero, cosa si aspetta Forza Italia nella fase preliminare alla formazione del governo?

«Che, tenendo conto dei gruppi parlamentari e del reale consenso ottenuto, si equilibri il tutto con un giusto mix tra numero e peso effettivo dei dicasteri da assegnare».

Nella prossima legislatura, ricopriranno un incarico di rilievo Berlusconi, presidente di Forza Italia, e Tajani, coordinatore nazionale?

«Cosa farà Berlusconi lo deciderà soltanto il presidente Berlusconi che, nei fatti, ha già un ruolo primario per la politica e, aggiungerei, per l’interesse nazionale. Già oggi Berlusconi è protagonista. Spetterà a lui scegliere se avere o meno dei ruoli».

E Tajani?

«Anche Tajani nella sua vita ha già avuto incarichi di grande prestigio: insieme a Berlusconi, deciderà per il meglio. Certo, è assolutamente legittimo pensare che avrà un incarico di rilievo. In generale, in Forza Italia per le scelte importanti funziona così: Berlusconi ascolta tutti, poi parla con i dirigenti del partito e, infine, decide».

Tralasciando ruoli e calcoli numerici sulla maggioranza, di cosa sarà garante Forza Italia in un esecutivo che rischia di avere una trazione a destra?

«Noi siamo i custodi dei valori liberali, dell’europeismo, dell’atlantismo, delle radici cristiane, del garantismo in giustizia. Se qualcuno nella maggioranza tradirà questi valori, saremo pronti a fare qualsiasi tipo di scelta per tutelarli. Detto ciò, c’è serenità nella coalizione. Sì, abbiamo idee diverse e per questo non siamo un partito unico. È la fatica del governare, cercare e trovare una sintesi con senso di responsabilità».

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