Omerovic è uscito dal coma. L’avvocato: «Chi ha fatto sparire i vestiti che aveva addosso al momento dell’incidente?»

Il giovane si trova ancora in gravi condizioni. La famiglia torna a chiedere giustizia con una conferenza stampa

È uscito dal coma Hasib Omerovic, il ragazzo caduto dalla finestra del suo appartamento nel corso di alcuni controlli degli agenti il 12 settembre 2022, di cui 4 ora indagati per tentato omicidio e falso. Il giovane si trova in gravi condizioni, secondo quanto annunciato dal portavoce dell’Associazione 21 luglio in conferenza stampa alla Camera. «È fortemente sedato e mostra deboli e intermittenti segni di interazione – ha spiegato -. Secondo i medici non è possibile stabilire quanto e quali interventi dovrà subire. I tempi saranno estremamente lunghi». Intanto, l’avvocato della famiglia, Arturo Salerni, ha annunciato che l’immobile dal quale cadde Omerovic è stato sottoposto a sequestro dalla procura.


Gli elementi che non tornano

Il legale del ragazzo ha, inoltre, riferito alcune importanti novità sulla questione. «I vestiti che l’ospedale ha consegnato alla famiglia di Hasib Omerovic sono diversi da quelli che il ragazzo indossava al momento dalla caduta dalla finestra del suo appartamento», ha denunciato Salerni che – assieme al suo collega – ha mostrato le foto degli indumenti in questione. Erano stati restituiti dal Gemelli alla famiglia, ma risultano non combaciare con quelli delle foto in cui Omerovic è a terra sanguinante a casa. «L’ospedale – ha detto l’avvocato – ha consegnato un pantaloncino marrone e un paio di scarpe blu mentre Hasib indossava un pantalone nero arrotolato sulle ginocchia e scarpe diverse da quelle restituite».


L’appello della madre: «Abbiamo paura. Vogliamo giustizia»

In questa vicenda dai contorni opachi, la famiglia è in preda ai vuoti e agli interrogativi. E dalla madre arriva un appello. «Vogliamo verità e giustizia per Hasib, deve venire fuori», dice per poi dare voce ai timore in famiglia. «Anche ora che abbiamo cambiato casa continuiamo ad avere paura, anche per i nostri figli».

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