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Iran, l’autopsia di Mahsa Amini: «È morta per malattia, non per le percosse degli agenti»

07 Ottobre 2022 - 13:30 Redazione
L'analisi eseguita a Teheran, sostiene che la 22enne è deceduta in seguito a una «disfunzione multiorgano» e «non per un colpo alla testa o agli organi vitali»

Le autorità iraniane avevano detto che avrebbero aspettato l’esito degli esami medici prima di perseguire qualsiasi sanzione disciplinare agli agenti della polizia morale. Ora, i risultati dell’autopsia eseguita a Teheran sono arrivati: Mahsa Amini, dice il documento, è morta a causa della malattia, e non per le percosse. La 22enne originaria del Kurdistan era stata arrestata a metà settembre perché non indossava correttamente lo hijab, il velo islamico. Il dottor Masoud Shirvani, neurochirurgo membro del consiglio della società di Neurochirurgia dell’Iran, aveva spiegato già nei giorni scorsi che Amini quando aveva 8 anni era stata operata al cervello per la rimozione di un tumore. Lo specialista aveva anche sottolineato come quel tumore «non può essere strettamente correlato alla sua morte», al massimo eventuali problemi ormonali causati dai farmaci avrebbero potuto «causare danni». L’esito dell’autopsia è stato pubblicato dall’agenzia di stampa iraniana Irna. Si legge che secondo i medici incaricati di esaminare il corpo della giovane, dopo quell’operazione, la 22enne soffriva di un «disturbo all’asse ipotalamo-ipofisario e delle ghiandole sotto il suo comando (anche surrenali e tiroide)». Al momento della morte, avrebbe avuto «un’aritmia, una diminuzione della pressione sanguigna» e la successiva «perdita di conoscenza». Gli esami, quindi, affermano che Mahsa Amini è deceduta per una «disfunzione multiorgano causata da ipossia cerebrale», precisando come la morte «non sia stata causata da un colpo alla testa o agli organi e agli elementi vitali del corpo». Resterebbe da chiarire come mai la disfunzione multiorgano, che sarebbe potuta quindi accadere in qualunque momento, sarebbe avvenuta proprio nelle ore dell’arresto.

Non solo, la magistratura iraniana ieri ha negato anche che la morte di Sarina Ismailzadeh sarebbe stata provocata da «colpi di manganello alla testa». A denunciarlo era stato Amnesty International e altre organizzazioni, ma il procuratore di Alborz, Hossein Fazli Harikandi, citato da Mizan ha detto che Ismailzadeh si è «suicidata». La 16enne, afferma Harikandi, si sarebbe lanciata dalla finestra di un edificio poco distante dalla casa della nonna poco prima della mezzanotte del 24 settembre, nel quartiere Azimieh. Poi, due giorni fa, la giustizia iraniana ha negato pure qualsiasi legame fra la morte della 17enne Nika Shakarami e le proteste che in questi giorni stanno esplodendo nelle piazze della Repubblica islamica.

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