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Ucraina, il segretario Stoltenberg: «Uso armi nucleari Nato possibilità remota»

13 Ottobre 2022 - 17:52 Alessandra Mancini
Questa mattina l'Alto rappresentante della politica estera Joseph Borrell aveva lanciato un avvertimento a Mosca: «Se Putin utilizzerà l'atomica, il suo esercito verrà distrutto»

«Le circostanze in cui la Nato potrebbe usare armi nucleari sono estremamente remote». A dirlo è il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, al termine della ministeriale Nato a Bruxelles. In caso di utilizzo di armi atomiche – anche «relativamente piccole» – da parte di Mosca in Ucraina, aggiunge, «non entro esattamente nei dettagli di come risponderemo, ma cambierebbe radicalmente la natura della guerra». «Ci sarebbero conseguenze e la Russia lo sa», ha concluso. Sulle possibile conseguenze nei confronti di Mosca in seguito all’utilizzo di un’arma nucleare nel conflitto, ne aveva parlato questa mattina – mercoledì 13 ottobre – anche l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Joseph Borrell, che durante l’intervento all’accademia europea a Bruges, aveva affermato di essere consapevole del non-bluff di Putin sulla possibilità di utilizzare l’arma nucleare in Ucraina, ribadendo, però, che anche l’Occidente avrebbe reagito con una «risposta non nucleare», che sarebbe riuscita a spazzare via l’esercito di Putin. Alla dichiarazione di Borrell, gli aveva fatto eco quella del portavoce della Commissione Ue, Peter Stano, che nel corso del briefing quotidiano aveva ribadito che l’uso di armi nucleari da parte di Mosca «cambierebbe i giochi in maniera totale e ci sarebbero ripercussioni di lunga portata» nella guerra in Ucraina. «Come Ue, e come Stati membri – continua Stano – siamo preparati per ogni contingenza». Per l’Alto rappresentante Ue, ora l’obiettivo è preparare Kiev in ogni modo, affinché possa affrontare ogni tipo di escalation da parte di Mosca. Per questo motivo, Borrell spera nell’approvazione – lunedì 17 ottobre, al consiglio degli Affari esteri in Lussemburgo – dell’aumento dello «European Peace Facility per raggiungere la soglia dei 3 miliardi di euro e la missione di addestramento Ue per gli ucraini».

Mosca: «La Russia è pronta a un dialogo con gli Usa»

«La Russia è pronta a prendere in considerazione eventuali segnali di apertura al dialogo da parte degli Usa», lo ha detto il ministro degli esteri russi, Sergej Lavrov, citato dalla Tass. Mosca, dunque, è pronta a considerare un possibile colloquio con Washington ma per Lavrov nessuno, in Occidente, ha offerto finora iniziative decenti per un dialogo adeguato. «Non abbiamo mai rifiutato una sola proposta seria e sana di mantenere i contatti, ma nessuno sta offrendo iniziative adeguate». E alla domanda se la riluttanza del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ad avere colloqui con il suo omologo russo, Vladimir Putin, potesse aggravare le tensioni a livello internazionale, Lavrov ha risposto: «Niente affatto. La situazione non può peggiorare ulteriormente».

Borrell: «Troppe astensioni all’Onu, sono preoccupato»

Dopo l’adozione da parte dell’Onu della risoluzione che condanna i referendum illegali e il tentativo di annessione degli ‘Oblast di Donetsk, Lugansk, Cherson e Zaporizhzhia da parte della Russia, approvata ieri, mercoledì 12 ottobre, all’Assemblea generale della Nazioni Unite, Borrell si è detto preoccupato per le troppe astensioni. Il testo ha infatti incassato 143 voti favorevole e cinque contrari, ovvero Russia, Bielorussia, Corea del Nord e Nicaragua, ma 35 nazioni si sono astenute tra cui Cina, India, Sud Africa e Pakistan. «Circa il 20% della comunità mondiale – ha detto l’Alto rappresentante – ha deciso di non rigettare l’aggressione russa: il bicchiere è ancora troppo vuoto, dobbiamo continuare il nostro lavoro diplomatico». Ciò che ha spinto i Paesi ad astenersi, secondo Borrell, è il legame che questi hanno con Mosca: «Troppo dipendenti dalla Russia». Ora, l’obiettivo per l’Ue è «Fare di più». Se da una parte l’Unione europea ha espresso la sua preoccupazione per l’astensione di alcuni Paesi riguardo alla risoluzione, nonostante sia stata adottata a grande maggioranza, dall’altra parte il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è convinto che il risultato sia stato, in qualche modo, estorto dall’Occidente. «I metodi del terrore diplomatico – ha detto Lavrov – sono stati usati dall’Occidente, spudoratamente, torcendo francamente le braccia e minacciando i paesi in via di sviluppo con ogni sorta di punizione», ha concluso.

Zelensky al Consiglio d’Europa: «Non ci può essere democrazia finché le armi parlano»

«La democrazia è un’arma possente ma non ci può essere finché le armi parlano». Lo ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, intervenendo all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, dove ha chiesto che la Russia sia, una volta per tutte, «isolata diplomaticamente». Dopo aver chiesto in videocollegamento all’assemblea parlamentare quando in Ucraina potrà tornare la pace, Zelensky ha ribadito la necessità di armi per difendere il Paese dagli invasori. «Ci aspettiamo passi importanti dall’Italia e dalla Francia sul fronte della difesa», perché «Sinceramente abbiamo il 10% di quanto ci serve», ha concluso. Intanto, l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha chiesto a tutti gli Stati membri di «dichiarare l’attuale regime russo come regime terrorista». La richiesta, passata quasi all’unanimità, è contenuta in un rapporto in cui l’assemblea di Strasburgo chiede anche alle Capitali di non riconoscere l’annessione dei territori a Mosca.

232° giorno di guerra in Ucraina

Intanto, nel 232° giorno del conflitto in Ucraina sul campo continuano i combattimenti. Dopo essersi ritirate a circa 20 km a nord del settore di Cherson all’inizio di ottobre, le forze russe – secondo l’intelligence britannica – stanno probabilmente tentando di consolidare una nuova linea del fronte a ovest del villaggio di Mylove. Il capo della regione di Cherson meridionale dell’Ucraina (occupata dalle truppe russe) Vladimir Saldo, ha esortato i residenti a lasciare la città e ha chiesto alla Russia di aiutare a evacuare le persone. Intanto, i droni kamikaze, lanciati questa mattina, giovedì 13 ottobre, dai russi nella regione di Kiev hanno colpito la municipalità di Makariv, a ovest della capitale. Ad affermarlo è il capo della polizia nazionale della regione Andrii Niebytov, citato da Ukrainska Pravda. Nonostante i continui attacchi alle infrastrutture elettriche, l’azienda elettrica nazionale ucraina, citata dal Guardian, ha fatto sapere che non sono state applicate interruzioni di corrente a Kiev.

«Al momento non è prevista l’introduzione di blackout di emergenza programmati. Ciò è diventato possibile, innanzitutto, grazie al fatto che gli esperti di Ukrenergo e Oblenergo – le aziende elettriche nazionali ucraine – hanno stabilizzato l’approvvigionamento energetico in tutte le regioni dell’Ucraina». Nel frattempo, lo stato maggiore delle forze armate ucraine – citato dal giornale britannico – ha affermato che nelle ultime 24 ore più di 40 insediamenti sono stati colpiti dai bombardamenti russi. In risposta, l’aviazione ucraina ha effettuato 32 attacchi su 25 obiettivi russi. Nelle ultime ore, infatti, un condominio è stato colpito da un attacco ucraino a Belgorod, città della Russia occidentale, vicina al confine con l’Ucraina. A riferirlo è stato è il sindaco Anton Ivanov, citato da Ria Novosti. L’ alto consigliere presidenziale ucraino Mykhaylo Podolyak ha negato, però, che l’esercito di Kiev fosse responsabile, affermando che la Russia aveva cercato di bombardare la seconda città più grande dell’Ucraina, Kharkiv «ma qualcosa è andato storto».

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