Turchia, nuova stretta sui media: fino a tre anni di carcere per le fake news. Il Consiglio d’Europa: «Effetti spaventosi»

La nuova legge approvata da Ankara stabilisce che «i social e i siti consegnino i dati degli utenti sospettati di disinformazione»

Il parlamento turco ha approvato una dura legge sui nuovi media che potrebbe vedere giornalisti e chi scrive sui social finire in carcere fino a tre anni per aver diffuso fake news. A otto mesi dalle elezioni presidenziali, le nuove regole per gli strumenti di comunicazione rafforzano la stretta già operata dal governo sui media. Oltre alla sanzione penale per chi è ritenuto colpevole di aver diffuso informazioni false o fuorvianti, la legge approvata richiede che i social network e i siti Internet consegnino i dati personali degli utenti sospettati di «propagare informazioni ingannevoli». Il governo turco ha anche iniziato a pubblicare un settimanale “bollettino di disinformazione” con l’obiettivo di sfatare quelle che considera fake news con «informazioni accurate e veritiere». La legge è stata proposta dal partito di matrice islamica AKP del presidente Erdogan. Il tentativo di contrasto operato dai principali gruppi di opposizione non è servito a bloccare la nuova legislazione. A commentare quanto approvato in Turchia è stato il gruppo per i diritti del Consiglio d’Europa: «La vaga definizione della misura di “disinformazione” e la relativa minaccia di detenzione potrebbero avere un effetto spaventoso e provocare una maggiore autocensura, anche in vista delle imminenti elezioni del giugno 2023».


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