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Il primo problema del governo è Forza Italia: «Meloni ci ha delusi, Tajani si dimetta dalle cariche nel partito»

24 Ottobre 2022 - 05:35 Redazione
Giorgio Mulé: niente imperativi dalla premier. Il partito va rifondato

Il deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera Giorgio Mulè all’attacco del (suo) governo. In un’intervista rilasciata a Repubblica Mulè dice che il partito non si sente «sfregiato» o umiliato, ma «ha provocato disappunto l’atteggiamento di Giorgia Meloni. Un disappunto esternato dallo stesso Berlusconi, quando ha posto la questione del condizionale e non dell’imperativo da usare nel dialogo con gli alleati». Il deputato è uno di quelli attivi nella caccia alla talpa degli audio del Cavaliere. Nel colloquio con Emanuele Lauria parla delle divisioni tra la fazione di Licia Ronzulli e quella di Antonio Tajani: «Ci sono state frizioni fra chi si riteneva iscritto a una fazione e chi all’altra. Ma qui non c’è da fare un dibattito, un congresso alla maniera del Pd. Io credo che durante la formazione del governo molti abbiano messo sul tavolo esperienze, storie personali, legittime aspirazioni che sono state trascurate. Ma non è più il tempo di recriminare, né di cercare vendette. Rilanciamo l’azione del partito, invece, ricollocandoci sul territorio». Il primo obiettivo di Mulè sono adesso le dimissioni di Tajani e di Anna Maria Bernini dalle cariche nel partito: «È una riflessione che devono fare e risolvere. Ci sono interventi sulla spina dorsale del partito ormai indefettibili. Berlusconi è il primo a saperlo». Se non le daranno, è il ragionamento, interverrà il Cavaliere: «Lui indicherà la nuova formula di Forza Italia». E nel giorno della fiducia in Senato sarà lui a parlare a nome del partito: «Farà un discorso alto e nobile, come quelli sempre pronunciati in sedi istituzionali, da non confondere con gli spezzoni rubati altrove. Berlusconi è quello dell’omaggio al cimitero di Nettuno e dell’intervento al Congresso americano». Rilanciando sul proprio profilo Twitter l’intervista con la Repubblica però, Mulè smorza i toni: «Il titolista mi ha attribuito un suo pensiero mettendolo tra virgolette».

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