Nina Corradini, l’ex atleta di ginnastica ritmica: «Se non dimagrivo mi prendevano a insulti»

Era entrata nella squadra nel 2019. Ma per le allenatrici «ero solo una pedina. Non mi hanno mai chiesto come stessi»

Nina Corradini, ex atleta azzurra di ginnastica ritmica, ha lasciato nel 2021 la squadra delle “Farfalle“. Lo ha fatto perché, come racconta oggi in un’intervista a Repubblica, non riusciva a soddisfare le «pressioni mentali» delle allenatrici della Federginnastica. Che la incitavano a dimagrire per partecipare alle gare: «Me lo ricordo il giorno in cui ho trovato la forza di andare via, era il 14 giugno 2021. Avevo passato ogni minuto degli ultimi mesi precedenti a desiderare di scappare da lì. Ora voglio informare e proteggere le bambine più piccole: tutti devono sapere la realtà». Era entrata nella squadra nel 2019: si è trasferita con le Farfalle a Cesano Maderno. Ma per le allenatrici «ero solo una pedina. Non mi hanno mai chiesto come stessi». Nina veniva pesata quotidianamente «in mutande davanti a tutti, sempre dalla stessa allenatrice». Che poi segnava i numeri su un quadernino e dava il giudizio: «Cercavo di mettermi ultima in fila, non volevo essere presa in giro davanti alla squadra. L’allenatrice mi ripeteva ogni giorno: “Vergognati”, “mangia di meno”, “come fai a vederti allo specchio? Ma davvero riesci a guardarti?”. Una sofferenza».


Il controllo del peso arrivava dopo la colazione: «Infatti per due anni non l’ho mai fatta. Ogni tanto mangiavo solo un biscotto, ovviamente di nascosto, mentre ci cambiavamo per l’allenamento». E ancora: «Mi pesavo 15 volte al giorno. Il lassativo mi disidratava e, non mangiando, non avevo più forze. Mi ammalavo, avevo poco ferro nel mio corpo. Una volta sono svenuta a colazione, ma le allenatrici mi hanno fatto andare lo stesso in palestra, pensavano fosse una scusa». E non sapeva quale fosse lo standard a cui adeguarsi: «Non ce l’hanno mai detto. Io pesavo sui 55 chili (per 175 cm di altezza ndr), ma l’allenatrice aveva sempre da ridire. Il cibo era diventato un incubo, pensavo alle conseguenze del mangiare determinati alimenti. Avevo imparato che di notte perdevo 3 etti e che un bicchiere d’acqua ne pesava 2». Le istruttrici erano tre, più la maestra di danza. «Ma soltanto una era quella che si esprimeva con commenti negativi, era sempre la stessa, le altre si limitavano a leggere i dati sul quaderno. Non so se la Federazione sia a conoscenza di questo metodo: magari dei controlli sì, ma del trattamento e delle umiliazioni no». La Federginnastica per il momento preferisce non commentare.


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