Roma, gli ambientalisti tornano a bloccare il traffico (travestiti per Halloween): «Smascheriamo le ipocrisie» – Foto e video

La protesta non violenta degli attivisti di Ultima Generazione per chiedere alla politica di interrompere gli investimenti nei combustibili fossili

Gli attivisti di Ultima generazione tornato a bloccare il traffico oggi, 31 ottobre. Questa volta si sono seduti lungo Viale Marconi, a Roma, e alcuni di loro indossavano dei travestimenti di Halloween. Nel corso della protesta hanno imbrattato la strada con la scritta «No gas no carbone», uno degli slogan che utilizzano in ogni manifestazione. L’obiettivo anche questa volta era portare all’attenzione dei politici e della cittadinanza la richiesta di interrompere gli investimenti in combustibili fossili e di accelerare sulle rinnovabili. «Oggi è una serata di festa. Ė la notte di Halloween, ma noi non siamo qui per festeggiare. I mostri che ci terrorizzano e che governi e società trattano ancora come non fossero reali, sono il cambiamento climatico e le sue conseguenze, che sono qui adesso, presenti e tangibili». dichiarano gli attivisti. «Sentimento – aggiungono – alimentato ulteriormente dall’indifferenza di chi potrebbe agire per fare la differenza, stiamo morendo di paura, perché per tutto questo potremmo morire davvero».


La rabbia degli automobilisti e l’appello degli attivisti

Come successo anche negli altri blocchi stradali, gli automobilisti si sono alterati, hanno iniziato a urlare contro i manifestanti, hanno suonato i clacson per diversi minuti e hanno chiamato la polizia. Le autorità sono intervenute sul luogo e hanno portato via di peso gli ambientalisti. Tra questi ultimi c’erano anche alcuni adulti. Uno di loro, Giulio – 61enne – ha dichiarato: «Non possiamo controllare il collasso già in atto, e non basterà non pensarci e tentare di distrarsi con una serata di festa. Con il cuore pieno di paura siamo qui oggi perché sentiamo di non poter più stare a guardare. Ė necessario agire, e subito! Smascheriamoci dalle ipocrisie che ci hanno portato fino a qui».

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