Medvedev: «Pronti a usare il nucleare se Kiev non rinuncia a Donbass e Crimea»

Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione russa considera la richiesta di Zelensky di tornare ai confini del 1991 una minaccia tale da giustificare la reazione russa con armi atomiche

Se l’unica pace possibile è quella che vuole Kiev, allora sarà guerra. Anche nucleare. A ribadirlo è l’ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Dmitry Medvedev. «La tesi dei paesi occidentali è che non si può permettere alla Russia di vincere. Che significa? Se non vince la Russia, deve vincere l’Ucraina. E l’obiettivo di Kiev è il ritorno di tutti i territori che in precedenza le appartenevano», scrive sul suo canale Telegram. Volodymyr Zelensky, non più tardi di una settimana fa, ha tenuto il punto: «Se i russi vogliono negoziare, devono restituirci il nostro territorio, ritirarsi oltre i confini internazionalmente riconosciuti del 1991», l’integrità territoriale per l’Ucraina rimane il punto di partenza. Ma per Medvedev non è la via percorribile: la Russia non ha intenzione di cedere né le regioni annesse – Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Cherson – né la Crimea. «Questa è una minaccia all’esistenza stessa del nostro Stato», dice Medvedev, «rappresenta una ragione diretta per l’applicazione della clausola 19 dei Fondamenti della politica della Federazione Russa nel campo della deterrenza nucleare». L’occidente, questa la tesi di Medvedev, «spinge il mondo verso una guerra globale, solo la vittoria russa è una garanzia contro la guerra mondiale».


Foto di copertina: EPA/YULIA ZYRYANOVA / SPUTNIK POOL


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