Giulia Galtarossa, l’ex campionessa di ginnastica contro l’Accademia di Desio: «Mi chiamavano maialino»

Le hanno diagnosticato una sindrome da alimentazione incontrollata: «Per tanto tempo non sono uscita di casa»

L’ex campionessa mondiale di ritmica Giulia Galtarossa si aggiunge oggi alle ginnaste che denunciano violenze verbali da parte dello staff della Nazionale italiana. E a Repubblica dice che veniva insultata e umiliata davanti alle compagne: «Mi chiamavano maialino». Galtarossa è stata campionessa del mondo con la squadra azzurra a Mie nel 2009 e a Mosca nel 2010. Ma oggi restituirebbe tutte le medaglie «per riavere in cambio la serenità. L’esperienza all’Accademia di Desio mi ha rovinato la vita». E si sfoga così: «Appena ho lasciato la ginnastica ho iniziato un percorso in un centro per i disturbi dell’alimentazione: mi hanno diagnosticato una sindrome da alimentazione incontrollata. Una malattia che ha condizionato la mia vita sociale, per tanto tempo non sono uscita di casa». Nel 2012 aveva fatto presente alle allenatrici il proprio malessere: «Ma tutte hanno minimizzato il problema».


Lavaggio del cervello

Dice di aver anche «pregato le allenatrici di mandarmi via. Loro però hanno fatto leva sul mio senso di colpa, facendomi pesare il fatto che la Federazione avesse fatto degli investimenti su di me. In realtà avevano bisogno solo di una pedina in più. Mi hanno fatto il lavaggio del cervello, per tanto tempo ho pensato fosse colpa mia e credevo davvero di essere grassa e brutta. L’unica mia colpa invece è essere rimasta in silenzio fino a oggi». Ad aprire il caso delle ginnaste è stato lo sfogo di Nina Corradini nei giorni scorsi. Poi è arrivato quello di Anna Basta, che ha portato la procura di Brescia ad aprire un’indagine. L’ultima a parlare è stata la madre di una 13 enne, la quale ha raccontato che la figlia si è ripresa solo dopo un anno dall’addio all’Accademia.


Per Galtarossa l’aspetto peggiore erano «i commenti che seguivano il controllo. Sono arrivate a pesarmi anche 4 volte al giorno: era diventato un problema anche bere mezzo litro d’acqua dopo ore di allenamento. Una volta un’assistente dello staff mi ha urlato in un ristorante, un posto convenzionato con la federazione. Stavo sbucciando una pera. Entra e mi guarda con occhi sgranati, per poi dirmi: “Giulia, tu ti stai mangiando una pera?”. Non potevo. Uno o due etti cambiavano la giornata in palestra. Una volta mi hanno dato una dieta e alla fine c’era scritto un messaggio per me: “Abbiamo un maialino in squadra”». Quando è tornata a Desio come assistente nello staff tecnico «erano 3 mesi che non uscivo di casa, avevo preso 25 chili e pesavo 90 chili. Ero depressa, non parlavo con nessuno, mangiavo di notte. Quella chiamata fu la luce, anche perché era un’occasione d’oro per riscattarmi e tornare a credere in me stessa. Però, in quel ruolo, mi sono sempre rifiutata di pesare le ginnaste. Mi sono battuta più volte, invano, fino a quando ho rivissuto delle scene brutte».

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