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Allarme dei farmacisti, mancano ancora 3 mila medicinali: quali sono quelli irreperibili

03 Novembre 2022 - 18:30 Redazione
covid 19 monitoraggio iss
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Guerra in Ucraina e coronavirus tra le cause della carenza dei farmaci

Continua la preoccupazione per la carenza di medicinali che si sta registrando in tutto il territorio nazionale. Dopo l’allarme lanciato una settimana fa dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), ora anche la Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi) ha confermato il rischio di reperibilità di circa 3 mila farmaci in Italia a causa del maggiore utilizzo di alcuni medicinali per il Coronavirus, ma anche in seguito alla guerra in Ucraina. «Già prima dell’estate – si legge nel comunicato della Federazione – avevamo segnalato la carenza di alcuni farmaci di uso comune, in particolare antidolorifici e antinfiammatori, dovuta a un maggior utilizzo di questi prodotti per il trattamento domiciliare dei sintomi del Covid. L’aumento delle richieste si somma agli effetti della crisi internazionale che penalizzano tutta la filiera del farmaco, causando evidenti disagi per i pazienti». La carenza di farmaci, causata anche dall’aumento dei costi dell’energia e del caro-carburante che colpiscono le aziende produttrici, è legata in particolare alla difficoltà di approvvigionamento – spiega il presidente dell’Ordine dei farmacisti Andrea Mandelli -, «dei principi attivi, ma anche i materiali necessari per il confezionamento dei prodotti farmaceutici: come il vetro delle fiale, la pellicola di alluminio che chiude il blister o la plastica conformata per mettere le compresse».

Nei giorni scorsi infatti, Lucia Aleotti, vicepresidente di Farmindustria, aveva spiegato in un’intervista al Quotidiano Nazionale che la mancanza di medicinali quali antipertensivi, diuretici, neurolettici, antidepressivi, antiepilettici e persino l’ibuprofene e il Nurofen Bambini è un problema legato ai prezzi, che non possono – tra le altre cose – essere alzati poiché negoziati anni fa con lo Stato: «Tutti i nostri fornitori, dalle materie prime, ai trasporti, ai materiali di confezionamento hanno aumentato pesantemente i prezzi nei nostri confronti. A questi si somma il rincaro esorbitante dell’energia, fino al 600% rispetto a un anno fa, e la svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, moneta con la quale si pagano i principi attivi che provengono per l’80% dall’Asia. E sono immodificabili se non al ribasso. Il che aiuta il Servizio Sanitario Nazionale e i pazienti. Ma rischia di far saltare alcune produzioni e alcune imprese, schiacciate da questo effetto tenaglia perverso». 

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