In Evidenza ENISiriaUSA
POLITICACataniaEmmanuel MacronFdIFranciaGiorgia MeloniGoverno MeloniImmigrazioneInchiesteONGSicilia

Ong a Catania, perché alla fine i migranti sono sbarcati tutti: la scabbia a bordo e il colloquio tra Macron e Meloni

ong catania sbarco governo meloni cosa succede giorgia meloni matteo piantedosi 2
ong catania sbarco governo meloni cosa succede giorgia meloni matteo piantedosi 2
Una seconda ispezione dell'Usmaf apre alla discesa del "carico residuale" di Piantedosi. La svolta di Sharm e il bilancio del primo decreto interministeriale

Alla fine sbarcano tutti. Sia i naufraghi della Geo Barents che quelli della Humanity 1. Mentre la Rise Above era arrivata ieri mattina a Reggio Calabria e la Ocean Viking si è diretta in Francia. E se il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sbandiera il risultato come una vittoria, i giuristi intanto seppelliscono il decreto interministeriale che ha messo in scena lo sbarco selettivo. Sul quale si esprimeranno i tribunali. Ma perché alla fine il governo Meloni ha ceduto e ha lasciato sbarcare i migranti? Ufficialmente è stato il responso dell’Ufficio Sanitario Marittimo (Usmaf) a condurre verso una scelta obbligata. Ma i retroscena dei giornali raccontano di un colloquio “decisivo” tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni per la svolta che ha portato allo sbarco. Ma c’è anche chi fa notare che il governo si è mosso appena prima che arrivassero le decisioni dei tribunali.

Il ruolo dei medici e il “carico residuale” di Piantedosi

A parlare del ruolo decisivo dei medici è oggi il Corriere della Sera. Il quotidiano fa notare che già durante la prima ispezione l’Usmaf aveva certificato che molti dei presenti a bordo della Humanity 1 e della Geo Barents erano affetti da scabbia. Questa condizione è stata successivamente ritenuta incompatibile con la sosta a bordo. A quel punto il Viminale ha dato l’ok allo sbarco. Ma la svolta è stata successiva al via libera della Francia per la Ocean Viking. Una scelta che ha portato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ad esultare: «L’aria è cambiata». Mentre Piantedosi ha replicato piccato: «Se vi volete fermare all’esegesi delle espressioni burocratiche (“carico residuale”, in riferimento ai profughi che erano rimasti a bordo, ndr) fate pure, ma non accettiamo lezioni da nessuno dal punto di vista del rispetto dei diritti umani», anche perché «non sono in mare, sono al sicuro». Nessuna replica, ovviamente, sul punto sollevato dai giuristi: non è possibile fare “selezione” all’ingresso, si violano le leggi.

La svolta di Sharm-El-Sheik

Secondo La Stampa invece la svolta è arrivata a Sharm-El-Sheik. Dove è andato in scena il colloquio tra Macron e Meloni che ha sbloccato la situazione. Salvini avrebbe continuato volentieri con il suo tira-e-molla per altri giorni. La pragmatica Meloni ha scelto di interromperlo. Anche perché la crisi con l’Europa sui migranti scoppia proprio mentre l’Italia ha bisogno di alleati su fronti come le bollette e il Patto di Stabilità. E dopo il viaggio a Bruxelles, anche su tanti altri argomenti. Per questo alla fine ha ceduto. Anche se poi su Facebook ha tenuto il punto: «Negli ultimi anni abbiamo assistito a una gestione inadeguata del fenomeno, che ha prodotto grandi ed evidenti disagi: hotspot al collasso, sbarchi aumentati, Forze dell’Ordine allo stremo. E il tutto ha portato a un crescente clima di insicurezza generale. Il nostro obiettivo – ha sottolineato – è difendere la legalità, la sicurezza e la dignità di ogni persona. Per questo vogliamo mettere un freno all’immigrazione clandestina, evitare nuove morti in mare e combattere i trafficanti di esseri umani».

Il bilancio del decreto interministeriale

Tra verità e propaganda, la settimana di guerra del governo Meloni alle Ong ha prodotto un decreto interministeriale (firmato da Piantedosi, Salvini e Crosetto) sul quale adesso si esprimeranno il tribunale civile di Catania e quello amministrativo del Lazio. E in caso di bocciatura sarà difficile replicare con la stessa argomentazione quando arriveranno nuovi sbarchi. E, aggiunge oggi Repubblica, non è nemmeno vero che questo precedente aiuterà l’Italia sul meccanismo di ridistribuzione europeo. Perché quando Meloni ne ha parlato con Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Europea le ha risposto ricordandole che «milioni di ucraini attendono in Polonia, davvero volete aprire questo capitolo?». Se invece il governo vorrà davvero continuare su questa linea, la prossima mossa saranno le ispezioni sulle navi delle Ong e i conseguenti fermi amministrativi. Anche questo sembra un film già visto. E dal finale non certo aperto.

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti