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Superbonus, cosa succede dopo lo stop di Poste: le proposte di modifica e il rischio che i lavori non convengano più

Superbonus 110%
Superbonus 110%
Il problema parte dal meccanismo di cessione dei crediti. Ma le soluzioni hanno molte controindicazioni

Ufficialmente c’è l’attesa per i “chiarimenti normativi” dietro la decisione di Poste sul Superbonus. Contano le sentenze della Cassazione sul diritto di sequestro dei crediti. Così come le scelte parallele di grandi banche come Intesa e Unicredit. Ma in realtà Poste aveva già chiuso la possibilità per le imprese nel 2021. Adesso è arrivato lo stop per i privati, compresi i tanti condomini che stavano avviando i lavori. Il problema parte dal meccanismo della cessione dei crediti. Che ha provocato un florilegio di frodi sui bonus edilizi. Costringendo il governo Draghi all’intervento che ha vietato la cessione infinita dei crediti. Così le banche che compravano si sono fermate perché hanno esaurito la capacità fiscale. Mentre le partecipate pubbliche non comprano più.

Il meccanismo di cessione dei crediti

L’Ance, associazione dei costruttori edilizi, ha spiegato ieri che la stretta ai cordoni ha portato a una speculazione nei confronti delle aziende. Chi acquista il credito oggi lo fa a prezzi molto più bassi del 110%. Prima si comprava intorno al 102%, ora si arriva fino all’85%. La soluzione ventilata in questi giorni è quella di allungare i tempi per la cessione dei crediti. Portandoli a sette o otto anni. La compensazione agevolerebbe gli istituti di credito. In alternativa, senza allungare la durata temporale, si potrebbero applicare dei coefficienti di compensazione che consentano al settore bancario di ricominciare a comprare. Così avrebbe soluzione anche il problema delle banche. Tra le quali c’è il caso emblematico di Intesa Sanpaolo, concentrata a smaltire le richieste pregresse che ammontano a circa 20 miliardi. Solo dopo l’evasione di quelle pratiche la banca tornerà a soddisfare le nuove. E intanto per riavviare il mercato delle cessioni sta coinvolgendo direttamente le imprese per ampliare la propria capacità fiscale. Siglando due accordi con Autotorino per un valore fiscale pari a 200 milioni di euro e con Sideralba per altri 175 milioni.

Il Superbonus al 90%?

E la modifica del 90% a cui sta pensando il governo Meloni? Secondo il Corriere della Sera far pagare una quota al contribuente farebbe aprire una contrattazione sui prezzi delle opere. E le altre regole invariate renderebbero più difficile l’approvazione dei lavori nei condomini. Perché le cessioni del credito alle condizioni attuali porterebbero a coprire soltanto il 75% dei lavori. E i contribuenti si troverebbero a dover pagare le spese. E c’è anche chi sostiene che non sarebbe possibile far scendere il Superbonus per tutti per il principio della non retroattività della legge.

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