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Moody’s striglia l’Italia: «In ritardo gli investimenti sul Pnrr». E gli obiettivi fiscali non verranno rispettati

12 Novembre 2022 - 13:32 Redazione
La credit opinion dell'istituto di rating vede a rialzo le stime sul Pil, che salirà al 3,7%. Ma sul Piano avverte: «Investimenti insufficienti»

Luci e ombre per l’Italia nella credit opinion diffusa da Moody’s. Le stime di crescita vengono riviste al rialzo, ma secondo l’istituto di rating gli investimenti non sono sufficienti e rischiano di sfumare gli obiettivi del Pnrr. Non solo. «Il nuovo governo mancherà i suoi obiettivi fiscali a causa di un contesto economico che nel 2023 rimarrà difficile per tutto l’anno», si legge nel documento sul credito sovrano, nel quale c’è un passaggio che non può piacere al governo Meloni e agli elettori di centrodestra: «L’obiettivo di disavanzo 2023 è sostanzialmente superiore a quanto previsto dal governo Draghi a settembre – 4,5% del Pil contro il 3,4% – ma le misure più costose proposte in campagna elettorale, che comporterebbero disavanzi di bilancio più elevati, non sono all’ordine del giorno nel 2023».

L’unica vera buona notizia è il prodotto interno lordo. Secondo Moody’s l’Italia ha avuto una «performance economica migliore del previsto». La stima del Pil viene rivista al rialzo per il 2022, dal 2,7 al 3,7 per cento. Nel 2023 però ci saranno «venti contrari» alla crescita economica, che incideranno negativamente sulle previsioni di crescita. Sarà ancora l’approvvigionamento energetico ad avere un peso sulle casse dello Stato e sulle sue possibilità di spesa. L’Italia dovrebbe essere coperta fino a marzo 2023, dice l’istituto, ma «prevediamo che l’approvvigionamento di gas non russo e la ricostituzione degli stoccaggi prima dell’arrivo dell’inverno 2023-24 saranno più impegnativi a causa del probabile calo della disponibilità di gas naturale liquefatto».

Nota dolente – secondo Moody’s – per l’esecutivo è il Piano di ripresa e resilienza. L’esecuzione dei piani di investimento procede a rilento, causando ritardi sulla tabella di marcia, e la Nadef approvata dal governo evidenzia che entro la fine del 2022 lo Stato avrà speso per il Pnrr meno dell’1% del Pil, sensibilmente meno dell’obiettivo iniziale dell’1,7%. Il nuovo governo «ha manifestato la propria disponibilità a seguire il piano disegnato dal governo Draghi», e probabilmente ci sono margini per una rinegoziazione «in particolare per tenere conto dell’aumento dei prezzi», ma i ritardi ci sono – anche nell’approvazione della legge sulla concorrenza e sulla liberalizzazione dei prezzi al dettaglio del gas – e Moody’s avverte che trasferimenti al Pnrr inferiori alle attese «potrebbero mettere sotto pressione gli investimenti».

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