Lazio, il Pd sceglie il suo unico candidato: primarie o non, sarà Alessio D’Amato a correre per la Regione

Domani, 16 novembre, i Dem si riuniranno con i partiti satellite dei Verdi e di Sinistra italiana: accetteranno di restare in coalizione insieme al Terzo polo di Calenda e Renzi?

Nazareno, 15 novembre. Il countdown verso le elezioni regionali del Lazio scorre implacabile. Mentre resta da dirimere la questione primarie, il Partito democratico ha sciolto le riserve sul suo candidato. La fuga in avanti di Carlo Calenda sull’attuale assessore alla Sanità della giunta, Alessio D’Amato, ha influito sulla strategia dei Dem. Che, davanti all’investitura da parte del Terzo polo di un proprio esponente, non hanno trovato alternative a sostenerlo. Anzi, l’obiettivo sarebbe diventato come intestarsi la scelta di D’Amato senza far trasparire una certa sudditanza al Terzo polo. Con la necessità di provare a tenere una coalizione il più ampia possibile – che tenda a sinistra o al centro – per sperare di arginare il consenso del centrodestra. Dato che Giuseppe Conte pare deciso a proseguire la sua corsa in solitaria, tanto sui territori quanto a livello nazionale – per staccarsi dal Pd nel Lazio, uno dei pretesti è stato il termovalorizzatore capitolino sponsorizzato da Roberto Gualtieri -, l’unica alternativa rimasta sembrerebbe giocare di sponda con Calenda e Matteo Renzi. E oggi, dalla direzione regionale, è arrivata la conferma: si è votato per spingere D’Amato come unico candidato del Partito democratico.


Il segretario regionale del Lazio, Bruno Astorre, ha proposto una relazione per sostenere l’assessore che piace ai centristi. I 50 membri della direzione laziale del partito hanno approvato il documento. C’è stato un solo voto contrario, quello di Marco Miccoli, che chiedeva più tempo per provare a ricucire lo strappo con i 5 stelle. Tra i presenti al Nazareno, anche Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd. È stato uno dei primi a commentare la scelta di D’Amato: «Non è mai stato detto no a Conte sui temi che aveva posto, anche perché quelli sono i temi su cui abbiamo lavorato molto bene con Nicola Zingaretti in Regione. Noi abbiamo governato, e governato bene, cambiando la storia della sanità del Lazio, e oggi chi si tira indietro rischia, dopo aver portato Meloni a Palazzo Chigi, di consegnare alla destra anche la Regione Lazio. Io penso che questo non accadrà, e non accadrà perché D’Amato è un ottimo candidato», ha dichiarato l’ex ministro degli Affari regionali.


D’Amato ha avuto un’indicazione «molto chiara», ha aggiunto Boccia, ovvero «lavorare ad allargare il più possibile la coalizione». Domani, 16 novembre, alle ore 17 il Pd incontrerà i Verdi e Sinistra italiana. Non sembrerebbero esserci velleità di primarie da parte dei due partiti satellite, piuttosto una marcata insofferenza nei confronti del Terzo polo. D’altro canto, alcuni dirigenti del Nazareno hanno fatto trapelare il sospetto che Nicola Fratoianni possa tessere un’alleanza con il Movimento 5 stelle per il Lazio, staccandosi dal Pd. Domani si capirà se il nome di D’Amato sarà accettato dai rossoverdi e se le primarie saranno utili o meno a compattare una coalizione sicuramente non monolitica. Mentre cadono nel vuoto i tentativi delle assessore grilline della giunta Zingaretti, Roberta Lombardi e Valentina Corrado, le quali hanno sperato fino all’ultimo che il governo della Regione potesse essere retto ancora da un sodalizio tra Dem e 5 stelle. «Conte ha deliberatamente mandato al macello due anni di ottima amministrazione e se ne deve prendere tutte le responsabilità», ha chiosato Astorre. Tenendo comunque in considerazione «le perplessità dell’allargamento della coalizione al Terzo polo», di Sinistra e Verdi, Astorre è riuscito a ottenere ciò che aveva chiesto: che ci siano o no le primarie, D’Amato sarà l’unico candidato del Pd per il Lazio.

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