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Giornata internazionale dello studente: «Ecco la scuola che vorremmo» – Il video

17 Novembre 2022 - 08:34 Antonio Di Noto
Salute mentale, pari opportunità e nuova didattica sono i temi più sentiti dagli studenti e dalle studentesse intervistati da Open, in occasione della Giornata internazionale dello studente, mentre si preparano a scendere in piazza domani

Attenzione alla salute mentale, garanzia delle pari opportunità, e superamento della lezione frontale. Ecco le principali richieste che emergono da un confronto con che gli studenti e le studentesse di Milano, i quali – in occasione della Giornata internazionale dello studente – danno voce alle loro esigenze per una scuola più a misura di alunno, e meno fanalino di coda nella lista delle priorità dei governi.

Salute mentale

Dalle parole degli studenti a Open emerge chiaramente come gli anni di pandemia abbiano portato alla luce la questione della salute mentale, nella scuola come nel dibattito pubblico, ma che ancora troppo poco sia stato fatto per arginare il problema. «Abbiamo chiesto all’Università di attivare un servizio di supporto psicologico adeguato e attivo tutto l’anno» spiega a Open Ivan Zeduri rappresentante degli studenti di UDU Milano. Diversi atenei e scuole superiori ne offrono uno, ma spesso i tempi di attesa sono lunghi, e le sedute disponibili limitate. Sulla stessa linea anche l’istanza mossa a favore di classi più piccole, dove possa crearsi «un rapporto più umano con i professori», che «dovrebbero essere formati non solo sulla materia che insegnano, ma anche su come gestire la crescita dei giovani».

La scuola senza voti

Sempre trattando di salute mentale, un modello che – a detta di chi lo ha introdotto – ha fatto guadagnare serenità ed entusiasmo agli studenti è quello della scuola senza voti. L’idea che da sette anni viene sperimentata al liceo Morgagni di Roma è nata da un professore di matematica e fisica, Enzo Arte, in seguito a una visita al museo della Scienza. «I ragazzi erano entusiasti dell’uscita ma quando ho chiesto loro di redigere una relazione, una studentessa ha sbottato. Sognava quell’uscita da mesi e quel compito le avrebbe tolto l’entusiasmo», ha spiegato. «Con quel report i ragazzi non avrebbero più vissuto l’esperienza con gli occhi della curiosità». Concetto ribadito anche da Alessandro Dimi, Coordinatore regionale Unione degli studenti Lombardia: «Non avere i voti toglie lo stress di uniformarsi e riporta la scuola alla propria dimensione originale di emancipazione e scoperta».

Meritocrazia o pari opportunità?

Questa pressione a uniformarsi viene percepita anche nel «merito» che è stato aggiunto in coda al nome del ministero dell’Istruzione. Se è vero che alcuni dei temi sentiti dai ragazzi sembrano essere gli stessi del piano per la scuola del nuovo ministro all’istruzione Giuseppe Valditara, quel «merito» continua proprio a non convincerli. In una nota, è stato lo stesso neo ministro dell’Istruzione Valditara a chiarire il significato dell’aggiunta. Merito significa «saper individuare, valorizzare e far emergere le capacità di ogni persona indipendentemente dalle sue condizioni di partenza perché ciascun giovane possa avere una opportunità nel proprio futuro». Una visione a cui le associazioni studentesche si oppongono. «Non bisogna considerare gli studenti indipendentemente dalle condizioni di partenza», dice Dimi, «ma appunto aiutare di più chi è più svantaggiato, altrimenti chi ha i mezzi imparerà sempre di più, mentre chi non li ha, sempre di meno», continua.

Come superare le lezioni frontali?

Infine, il terzo argomento più toccato è stato il superamento della lezione frontale come modalità didattica. «A meno che tu non sia un fenomeno, un’ora di lezione a sentire un professore che parla e basta diventa noiosa per tutti», dice Zeduri. Ci vorrebbe un migliore uso degli spazi, dei laboratori, più attività pratiche ed esperimenti, gli fanno eco i suoi colleghi. «Chiediamo una didattica più partecipata dove a essere sviluppato sia il pensiero critico, non l’abilità mnemonica», continua Zeduri.

La scuola che gli studenti vorrebbero

Il bisogno di sentirsi più rappresentati e centrali nel sistema scuola si declina in molte richieste specifiche. Un ambiente meno competitivo, un’università gratuita, carriere alias, maggiore attenzione al diritto allo studio, più alloggi universitari, internazionalizzazione fatta meglio, più fondi per l’istruzione e cura degli spazi, sia nella forma e nella manutenzione, che nella destinazione d’uso. «Le mense universitarie sono troppo piccole e non abbiamo spazi per mangiare», spiegano i ragazzi a Open. Il video in questo articolo riassume alcune delle richieste più comuni.

La manifestazione

Domani – venerdì 18 novembre – si terranno manifestazioni in tutta Italia. Nelle piazze e nelle strade del Paese, ogni associazione studentesca porterà le proprie rivendicazioni. E pare che i cortei non sfileranno solo per il tema scuola. Nei messaggi segnalati a Open dai collettivi studenteschi si legge di un venerdì ribattezzato «No Meloni Day» dove ad essere contestate saranno anche le decisioni del nuovo governo sulla gestione delle navi Ong cariche di migranti e il decreto anti-rave.

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