«Farò partorire chi era uomo»: la promessa del chirurgo serbo luminare del cambio di sesso

Miroslav Djordjevic opera tra Belgrado e New York. Ha portato a termine oltre 6 mila interventi: ormai il cambio di sesso è sicuro e le complicazioni sono rarissime. Ma la nuova frontiera è il trapianto dell’utero e delle ovaie nei corpi maschili

«Le donne trans potranno avere figli. Saremo i primi. I diritti non si possono fermare». È questa la visione del dottor Miroslav Djordjevic, 57 anni, serbo, uno dei massimi esperti al mondo delle tecniche del cambio di sesso. Nel suo studio di Belgrado, nonostante la legislazione serba non sia particolarmente tollerante nei confronti della comunità Lgbtq, Djordjevic riceve pazienti provenienti da ogni dove: Ungheria, Italia, Arabia Saudita, Bosnia, Australia. Si ritrovano tutti nello studio del dottore. Quello che La Stampa definisce «un’isola dei diritti umani». «Non ho un attimo di tregua fino a fine anno», dichiara il chirurgo al quotidiano torinese. «Nel prossimo mese e mezzo opererò 35 pazienti», spiega. «Portiamo a termine tra i 150 e i 200 interventi l’anno». Le prenotazioni arrivano sia da Paesi dove il cambio di sesso è legale e sicuro, ma con liste d’attesa spesso troppo lunghe – come l’Italia – sia da altri – come l’Iran – dove solo ammettere la propria omosessualità è illegale e severamente punito. Se dei primi ne arrivano circa 20 all’anno, i secondi sono una quarantina.


«La sfida più grande è far partorire un uomo diventato donna»

Djordjevic fa la spola tra Belgrado e New York, dove opera in una delle migliori strutture sanitarie al mondo, il Mount Sinai. Non ci sono tanti dottori specializzati in falloplastica e metoidioplastica. Eppure, superata la soglia dei 6 mila interventi, il chirurgo assicura che si può andare ben più lontano. «Oggi è possibile eseguire con successo il trapianto di un utero o di un pene» – spiega – Ma la mia sfida più grande è arrivare al punto in cui un paziente uomo diventato donna sarà in grado di concepire e partorire un bambino, dopo l’impianto di utero e ovaie. Vogliamo essere noi i primi al mondo», continua. Ciò che rende ancor più ambizioso il piano di Djordjevic è la sua attenzione allo “spreco”. Il dottore, infatti, vuole creare un database mondiale dei «candidati» a sottoporsi a un cambio di sesso. Si stima che un uomo ogni 30 mila non si senta a proprio agio nel proprio corpo, così come una donna ogni 100 mila. Con una base di dati, il chirurgo prevede di riuscire a recuperare gli organi rimossi – peni, vagine, uteri e ovaie – e, incrociando le prenotazioni, di trapiantarli su altri pazienti.


«Governi e chiese non possono fermare i diritti»

Mentre spiega tutto ciò, Djordjevic sta operando Fabian, che ormai è una lei. A partire dal pene del paziente, il chirurgo creerà un clitoride usando un lembo del glande. Mentre userà lo scroto per dare forma alle labbra della vulva. Dopo attimi di concentrazione Djordjevic riprende a parlare. «Il bello è
che questo clitoride sarà completamente sensibile! Nel novanta per cento dei casi, i miei
pazienti riescono ad avere una vita sessuale normale e a raggiungere l’orgasmo». Il chirurgo è sicuro: «Un giorno il trapianto di genitali diventerà lo standard, come si fa quello delle mani e del viso». Djordjevic, poi, lancia un appello. Ne è certo: non si possono «fermare i diritti». è solo questione di tempo. Né chiese, né governi possono arginare una pulsione naturale».

Foto di copertina: Direktno

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