Rory Cappelli ed Eugenia Romanelli ce l’hanno fatta di nuovo. Sul passaporto della loro bambina, le due donne sono indicate entrambe come «madre», nonostante il decreto del 2019 stabilisse che un i genitori di un bambino, nella carta d’identità, debbano essere identificati come «padre e madre». «Ce lo passiamo di mano in mano, fresco di stampa. C’è scritto: “Madre: Rory Cappelli e Eugenia Romanelli“», scrivono le due donne su la Repubblica di Roma, forti di un «documento internazionale riconosciuto dal governo italiano che rappresenta correttamente la sua situazione familiare». Cappelli e Romanelli attendevano di vedere riconosciute le loro istanze riguardo la carta d’identità della piccola, e un mese fa il tribunale di Roma aveva definito il decreto dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini «un eccesso di potere», consentendo a ciascuna delle parti della coppia di apparire sulla carta d’identità della bimba come «genitore». Per il passaporto, il discorso era diverso, perché sul documento la dicitura viene normalmente declinata in “padre” o “madre”.
L’appello a Giorgia Meloni
Ma alla fine, recandosi presso gli uffici competenti, Cappelli e Romanelli, sono riuscite a sistemare anche la questione passaporto. Un diritto, chiariscono le due madri, che è stato riconosciuto e rispettato grazie al fatto che entrambe sono riconosciute giuridicamente come genitori della bambina. Nel loro intervento alla testata romana, Cappelli e Romanelli, mandano infine un messaggio alla premier Giorgia Meloni, dopo che lo scorso mese le avevano lanciato un appello per vedere i loro diritti riconosciuti dopo che la premier si era recata a al G20 di Bali con la figlia, cosa che le donne non avrebbero potuto fare data la mancanza di passaporto per la piccola. «Noi non siamo dei codici, noi siamo delle persone e difenderemo la nostra identità», dicono le due alla presidente del Consiglio, citando l’ormai storico discorso «Io sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana».
L’iter giudiziario contro il decreto Salvini
Come già menzionato, il tribunale di Roma ha definito un abuso di potere il decreto Salvini del 2019 con il quale il leader del Carroccio intendeva rendere univoca la denominazione di padre e madre per i genitori dei minori nelle carte di identità. Tuttavia, come spiegato a Open dall’avvocato Vincenzo Miri – presidente di Rete Lenford, che opera nel campo della tutela legale dei diritti delle persone Lgbtq, – che assieme alla collega Federica Tempori ha seguito il caso, le due mamme che hanno avviato una battaglia in tribunale contro Salvini per vedere riconosciuta la parola «genitori» nella carta d’identità della loro figlia, non sono Cappelli e Romanelli, ma due donne che preferiscono mantenere riservatezza.
Il tribunale ha dato ragione alla coppia, con un ordinanza di cui è stata data notizia a metà novembre. Tuttavia, prosegue Miri: «Il Ministero dell’Interno non ha ancora attuato l’ordine del Tribunale di Roma di emettere la carta di identità con la dicitura ‘Genitori’ accanto ai nomi delle due mamme e agiremo presto per far dare esecuzione all’ordine del giudice, con l’obiettivo di ottenere un risultato che sia utile non solo alla coppia, ma a tutte le famiglie composte da due mamme o da due papà, perché vogliamo l’annullamento di quel decreto».
Come ottenere il passaporto corretto
Il legale chiarisce anche la questione del passaporto, per il quale «non ci sono mai stati problemi» generati dal decreto Salvini del gennaio 2019. «Le coppie – continua Miri – non devono andare in tribunale, perché il decreto Salvini non ha mai modificato le norme sui passaporti, ma solo quelle relative alle carte di identità elettroniche»
In copertina: LA REPUBBLICA / Guido Fuà | Rory Cappelli ed Eugenia Romanelli con la loro bambina
Leggi anche: