L’appello di Massimiliano, malato di sclerosi multipla: «Aiutatemi a morire a casa mia» – Il video

«Non sono più autonomo in niente. Se non avessi paura del dolore, avrei già provato a togliermi la vita», spiega l’uomo nel filmato diffuso sui social dall’Associazione Coscioni

L’appello di Massimiliano, 44 anni, da 6 anni in lotta contro la sclerosi multipla è uno soltanto: «Aiutatemi a morire a casa mia». Il messaggio arriva dal video diffuso dall’associazione Coscioni in cui l’uomo appare insieme a suo padre dalla loro casa in Toscana. «Fratelli di questa Italia», comincia la voce che accompagna il filmato, «vorrei essere aiutato a morire a casa mia. Da sei anni soffro di una sclerosi multipla che mi ha già paralizzato. Non sono più autonomo in niente, non posso più alzarmi dal letto». Il racconto va avanti con la descrizione di una condizione che «peggiora giorno dopo giorno». Massimiliano spiega di sentirsi intrappolato in un corpo che non funziona più: «Se non avessi paura del dolore, avrei già provato a togliermi la vita più di un anno fa», confessa. Poi la richiesta ribadita più volte: «Vorrei essere aiutato a morire senza soffrire in Italia», dice, «ma non posso perché non dipendo da trattamenti vitali. Dovrò cercare aiuto in un altro paese». Accanto al 44enne c’è il papà: «Tutte le persone che mi vogliono bene rispettano questa scelta. I miei amici, le mie sorelle, anche mio padre», racconta Massimiliano. Ed è proprio il padre a dire poche parole in chiusura del video: «Per amor di Dio, per amore».


Coscioni: «Quasi 10mila richieste sul fine vita in un anno»

L’associazione Luca Coscioni, la realtà che dal 2002 si batte «per i diritti civili e il diritto alla scienza», ha pubblicato sui suoi canali social il video messaggio di Massimiliano invitando a sostenere la causa del 44enne e quella di molti altri in Italia che vivono la sua stessa situazione. «Lui in questo Stato non ha più fiducia. Per questo ora chiede aiuto ai “fratelli di questa Italia”», si legge nel post su Facebook. «Se sei disponibile a unirti alla disobbedienza civile aiutando Marco Cappato ad aiutare le persone che subiscono sofferenze per loro insopportabili a porre fine alla propria condizione, anche al costo di conseguenze penali, puoi scrivere a info@soccorsocivile.it». Nella nota diffusa con il filmato anche alcuni dati sulle richieste d’aiuto arrivate all’associazione: «Negli ultimi 12 mesi sono oltre 9700 le persone che hanno chiesto informazioni sul fine vita. In particolare, più di 20 persone al mese, quasi una al giorno, hanno chiesto informazioni e il modulo per accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia o contatti con le associazioni Svizzere». Tra queste anche Massimiliano, che, non essendo tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sull’episodio Cappato\Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia. «Dopo l’accompagnamento di Romano, l’82enne che giorni fa ha accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito, e la mia autodenuncia, i capi dei partiti e i rappresentanti del Governo hanno scelto la strada del silenzio assoluto», ha commentato anche Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni. «Forse nella speranza che noi prima o poi ci fermeremo o che la questione possa essere spazzata sotto il tappeto. Noi invece andiamo avanti. Insieme agli altri componenti dell’Associazione Soccorso civile, Mina Welby e Gustavo Fraticelli, chiediamo la partecipazione di altre persone che si vogliano assumere la responsabilità di aiutare chi chiede di interrompere la tortura di Stato nei loro confronti».


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