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Prima della Scala, il sovrintendente Meyer: «Opera russa non è scelta politica». La polemica con Sgarbi: «Io via perché straniero? Mi fa pena»

07 Dicembre 2022 - 18:05 Redazione
Tra le diverse polemiche per la Prima della Scala c'è stata anche quella sollevata dal sottosegretario alla Cultura che ha caldeggiato il rinnovo della dirigenza del teatro milanese con una figura italiana

Dietro la scelta di un’opera russa per la Prima della Scala non c’è alcuna scelta politica, spiega il sovrintendente della Scala Dominique Meyer che ha provato a rispondere alle polemiche sollevate dal governo di Kiev, oltre che da un gruppo di manifestanti fuori dal teatro, sulla necessità di boicottare la cultura russa. «Presentiamo un capolavoro della storia dell’arte – dice Meyer a proposito dell’opera russa Boris Godunov – Non significa che sia un appoggio alla politica russa. Sono delle cose diverse». La già intensa giornata per il sovrintendente era iniziata di buon mattino, con il blitz degli ecoattivisti di Ultima generazione che hanno imbrattato la facciata del teatro milanese con della vernice: «Trovo una tragedia che questi non capiscano che la gente di cultura è a favore di decisioni verdi. Dovrebbero interessarsi ai contenuti», ha aggiunto Meyer a proposito del piano green della Scala. Altre polemiche proprio contro il sovrintendente sono scoppiate con l’attacco del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che aveva caldeggiato la prossima nomina di un sovrintendente italiano al posto del dirigente francese: «o non faccio commenti su questo, io sono in Italia da 30 anni e la prima volta che sono venuto alla Scala era il 1980 – ha detto Meyer – Non mi sono mai sentito uno straniero. E mi sento a casa laddove si fa cultura. Per la prima volta ho sentito questa parola dura, “straniero”, mi ha fatto pena. Io sono stato accolto qui sempre molto bene da 35 anni. Sono presidente di varie giurie e sono sempre stato accolto a braccia aperte. Mi fa pena essere considerato adesso come un cattivo straniero che non sa fare il suo lavoro. Sono 32 stagioni che dirigo l’Opera di Parigi, l’Opera di Vienna e adesso la Scala. Ho rispetto per questa persona che non conosco ma che credo non conosca il mio lavoro».

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