I dubbi sulla fuga dal poligono con la pistola, le falle sui controlli, i certificati medici: come ha fatto Campiti a rubare l’arma

Iscritto al poligono dal 2018 con tessera Platinum, il 57enne autore della strage alla riunione di condominio a Roma si era visto negare il porto d’armi dopo le diverse denunce dei condomini. Ma riusciva ogni anno a ottenere il certificato di idoneità per frequentare l’impianto di tiro a segno

Sono stati sequestrati i filmati delle telecamere interne del poligono di Tor di Quinto, oltre che i registri delle presenze e i documenti che potrebbero aiutare gli inquirenti a chiarire come Claudio Campiti abbia potuto lasciare l’impianto armato della pistola presa a noleggio per mettere a segno la strage di ieri mattina durante la riunione di condominio, dove sono morte tre persone e quattro sono rimaste ferite. Sin da subito il poligono è stato messo sotto sequestro, con la convinzione che da parte del personale ci possa essere stata un’omessa vigilanza o quantomeno ci possano essere state delle gravi falle nel sistema di sorveglianza che avrebbe dovuto fermare l’ex assicuratore 57enne.


Iscritto al poligono dopo il no al porto d’armi

Campiti è accusato di triplice omicidio aggravato dalla premeditazione, lesioni, porto di armi abusivo, a cui si potrebbe aggiungere l’accusa di appropriazione indebita, per aver portato via l’arma dal poligono. Sulla premeditazione gli inquirenti hanno pochi dubbi, alla luce anche delle sue urla raccontate dai sopravvissuti prima di sparare nel locale: «È entrato nella sala, ha chiuso la porta – ha raccontato un testimone – ha urlato “vi ammazzo tutti” e ha sparato mirando al petto». Eppure prima di arrivare sul luogo del delitto, Campiti era riuscito a entrare nell’armeria del poligono, a circa 9,5 km, dove era iscritto regolarmente dal 31 maggio 2018. Nonostante gli fosse stato negato il porto d’armi, soprattutto dopo le denunce di minacce presentate dai condomini del consorzio Valleverde di cui faceva parte, Campiti avrebbe ottenuto ogni anno i documenti necessari per l’idoneità psicoattitudinale a frequentare il poligono. Il certificato di solito viene rilasciato da medici che fanno parte delle forse dell’ordine, lo stesso che avrebbe presentato per la richiesta di porto d’armi poi respinta nel 2020 dai carabinieri. Lo scorso 3 febbraio aveva rinnovato l’iscrizione al poligono con tessera Platinum, che con 310 euro all’anno gli permetteva di noleggiare la pistola da usare all’interno della struttura.


La fuga con la pistola

Quando ieri mattina è arrivato al poligono, Campiti avrebbe lasciato regolarmente il suo documento di identità, lasciato però quando è andato via con la Glock nel giro di pochi minuti. Come riporta il Messaggero, stando a quanto emerso finora, le telecamere lo hanno ripreso mentre entra ed esce sempre dall’ingresso principale. Ma nessuno lo avrebbe perquisito, anche perché gli addetti del poligono non avrebbero potuto non essendo pubblici ufficiali. A proposito del porto d’armi negato, non ci sarebbe neanche alcun obbligo da parte delle forze dell’ordine di segnalare ai poligoni se a uno dei loro iscritti fosse stato negato il certificato.

La denuncia delle Guardie giurate

Contro strutture come quelle di Tor di Quinto punta il dito la Savip, il sindacato autonomo della vigilanza privata, che con il segretario Vincenzo del Vicario denuncia «l’assoluta inadeguatezza dell’organizzazione e del sistema dei controlli preventivi di pubblica sicurezza sull’uso delle armi e sui poligoni di tiro pubblici e privati». Da tempo il sindacato lamenta della totale assenza di direttive sui controlli per i tiri a segno su tutto il territorio nazionale, mentre «le polizie amministrative delle Questure» sono ormai ridotte «ad asfittici uffici burocratici, lasciato allo sbando, senza che il personale venga adeguatamente aggiornato e formato». Le falle sulla vigilanza nei poligono sarebbero insomma un fenomeno antico senza il Savip, tra cui proprio nel caso della strage di Roma «l’armeria distante dalle linee di tiro, nessun controllo agli ingressi in entrata e uscita, mancanza di vigilanza e di metal detector, assenza di conteggio delle munizioni esplose, assenza di effettive procedure per la rilevazione delle anomalie sulla linea di tiro e conseguente allarme, sono solo alcuni degli evidenti difetti che ogni Guardia Giurata ha potuto rilevare durante le esercitazioni periodiche, con l’assenza assoluta di controlli».

Foto copertina: ANSA/ANGELO CARCONI | L’atto di sequestro all’ingresso del poligono di Tor di Quinto a Roma

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