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Brasile, i seguaci di Bolsonaro danno l’assalto al quartier generale della polizia. Incendiati bus e auto – Il video

13 Dicembre 2022 - 16:48 Redazione
La violenza è esplosa dopo l'arresto del leader indigeno Xavante, accusato di minacce contro il presidente designato Lula

Sarebbero sostenitori del presidente uscente Jair Bolsonaro i responsabili del vero e proprio assalto avvenuto nella notte sudamericana al quartier generale della polizia federale di Brasilia: i video e le immagini che circolano mostrano auto e bus dati alle fiamme. A innescare la protesta violenta, l’arresto da parte delle forze dell’ordine del leader indigeno José Acasio Sereré Xavante, su ordine del giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes. Xavante, uno dei partecipanti da oltre 40 giorni alle manifestazioni di bolsonaristi davanti al comando dell’esercito, è accusato di aver minacciato il presidente della Repubblica eletto, Luiz Inacio Lula da Silva, e di aver difeso l’intervento militare. Subito dopo il suo arresto, decine di persone hanno circondato la sede della polizia federale, dando alle fiamme veicoli e autobus. L’agenzia di stampa Reuters riferisce la testimonianza di alcuni presenti che raccontano di aver visto estremisti, «molti dei quali indossavano le magliette verdeoro del Brasile che simboleggiano il movimento di estrema destra del presidente», affrontare le forze di sicurezza fuori dal quartier generale. La polizia dal canto suo ha utilizzato granate e lacrimogeni per disperdere la folla. «Il centro di Brasilia sembra una zona di guerra», ha scritto su Twitter Alan Rios, giornalista del sito di informazione locale Metropoles. «Autobus e automobili incendiati, edifici e segnali stradali distrutti, bidoni della spazzatura e bombole di gas che sporcano il pavimento dopo essere stati usati come armi». Nel frattempo, l’uomo che Lula ha indicato come prossimo ministro della giustizia, Flávio Dino, poche ore fa ha provato a rassicurare i brasiliani: «Purtroppo ci sono persone che vogliono il caos antidemocratico e illegale? Sì, ci sono. Ma queste persone non hanno prevalso oggi e non prevarranno domani».

Foto: EPA/Andre Borges
Video: Twitter / Leonardo Rossatto

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