Latina, altri 3 indagati oltre alla moglie di Suomahoro. Alla suocera sequestrati 600mila euro, il gip: «Spregiudicatezza criminale»

Nell’ordinanza del gip relativa all’inchiesta sulle coop riconducibili alla famiglia del deputato, il giudice scrive di un «illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare»

Un collaudato sistema fraudolento di false fatture, per evadere le imposte e giustificare la richiesta di fondi per la gestione dei migranti. Con queste motivazioni il gip di Latina ha emesso l’ordinanza di applicazione delle misure interdittive e di sequestro di circa 650mila euro per gli indagati nell’inchiesta sulle cooperative Aid, Jamboo e Karibu. Le prime due sarebbero state utilizzate come società schermo per un «illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare», scrivono i giudici. Tra i provvedimenti adottati dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sulla cooperative, gestite da Murekatete e Maria Thérèse Mukamitsindo, vi è anche il sequestro di circa 639mila euro alla suocera del deputato. Mukamitsindo, scrive sempre Agi, sarebbe anche destinataria di una delle tre misure cautelari interdittive emesse nei confronti dei membri del consiglio di amministrazione, che comprende il divieto di contrattare per un anno con la pubblica amministrazione e di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche. I giudici hanno sequestrato preventivamente 639 mila euro considerati profitto del reato nei confronti della presidente della cooperativa, che si occupa della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati pertinenti alla provincia di Latina, e 13 mila nei confronti di altri due. Il riferimento è a reati tributari: si parla di fatture «per operazioni inesistenti» tra il 2015 e il 2019. L’inchiesta è quella condotta dalla procura di Latina sull’attività delle cooperative coinvolte nella gestione di richiedenti asilo e di minori non accompagnati nell’ambito della provincia del capoluogo laziale.


Gli indagati

I magistrati stanno indagando su Maria Thérèse Mukamitsindo e Liliane Murekatete, rispettivamente la suocera e la moglie di Aboubakar Soumahoro, ma gli indagati sono almeno sei, tra i quali risulterebbe anche il fratellastro Michel Rokundo. Che è stato amministratore unico di Aid dal 2017 al 2018 e poi presidente del cda fino al luglio 2020. Mukamitsindo e i suoi due figli «seppure incensurati, hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale a gestione familiare, protratto nel tempo». Secondo il giudice che ha emesso l’ordinanza, Mukamitsindo ha svolto un ruolo centrale ma «anche i figli hanno offerto consapevole e attiva partecipazione al meccanismo fraudolento prospettato». Ma non solo. «La partecipazione attiva dell’intera compagine del consiglio di amministrazione alla gestione degli atti sociali della cooperativa – scrive ancora il giudice riferendosi alla madre e ai due figli – e la piena consapevolezza del loro contenuto è provata da diversi documenti, come verbali o delibere».


La risposta di Aboubakar Soumahoro

Lo stesso Aboubakar Soumahoro è intervenuto sui nuovi sviluppi di indagine: «Sono profondamente amareggiato, dispiaciuto e preoccupato per l’indagine che vede coinvolta direttamente la mia compagna Liliene Murakatete che confido dimostrerà la sua innocenza», ha dichiarato tramite il suo avvocato Maddalena Del Re. «Ribadendo la mia totale estraneità ai fatti contestati sull’indagine della Coop. Karibù e del Consorzio Aid, di cui, come più volte affermato, non ero a conoscenza, nel prosieguo delle indagini, sempre più alla luce del sole, continuerò a impegnarmi nella mia attività politico-parlamentare sui temi che hanno da sempre caratterizzato il mio impegno».

La difesa di Liliane Murekatete

L’avvocato della moglie di Soumahoro respinge ogni addebito. «La signora Murekatete si dichiara assolutamente estranea rispetto ai fatti contestatile – scrive il legale Lorenzo Borrè – che peraltro riguardano un presunto danno erariale di 13mila euro, e siamo certi che a breve, anzi a brevissimo, verrà fatta chiarezza e dimostrata la totale innocenza della mia assistita».

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